Turchia Nascosta

Artvin

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Turchia Nascosta

Quando si parla di qualcosa tanto bello da sembrare irragiungibile, gli Italiani dicono “E' la fine del mondo!”

In Turchia non c'è un detto del genere, ma c'è un posto considerato tanto bello e tanto lontano che potrebbe adattarsi a questo modo di dire.

Artvin non è proprio alla fine del mondo, ma sicuramente è alla fine della Turchia.

E' la provincia dell'angolo nord-orientale dell'Anatolia, al confine con la Georgia,sul Mar Nero, e ogni volta che qualcuno che vi è stato la nomina, si sente in dovere di aggiungere “Artvin çok güzel”: Artvin è bellissima.

Come tutta la regione del Mar Nero, è montagnosa e coperta di foreste, grazie alle piogge portate dai venti marini quando incontrano le catene montuose dell'Anatolia.

La posizione geografica l'ha resa un punto di incontro tra culture e ha prodotto tradizioni uniche persino per la Turchia.

Già all'alba della Storia, quando la regione veniva chiamata Còlchide, era considerata lontana e irragiungibile.

Il mitico re greco Pèlia ordinò al pretendente Giasòne di provare di essere degno del trono recuperando il cosiddetto Vello d'Oro, la pelle di un'ariete mitologico fatta di peli d'oro, arrivando fino in Còlchide: una impresa ritenuta impossibile.

La Còlchide era considerata una terra misteriosa, abitata da mostri. La rotta per mare era costellata di pericoli incredibili, quella via terra non era considerata nemmeno possibile, attraverso le montagne dell'Asia Minore.

Naturalmente, secondo il mito, Giasòne e i suoi compagni Argonauti riuscirono nell'impresa, sconfiggendo i mostri e i pericoli.

L'antichissima descrizione del loro viaggio contiene alcune caratteristiche della costa turca riconoscibili ancora oggi, come le Rocce Simplègadi, che si diceva chiudessero il Bosforo all'ingresso del Mar Nero, schiacciando le navi che tentavàno il passaggio.

Era una metafora delle pericolose correnti che ancora oggi fanno rischiare alle navi più piccole di sbattere contro gli scogli ai due lati del Bosforo.

La stessa descrizione del Vello d'Oro allude alla tecnica di filtrare l'acqua dei torrenti attraverso una pelle di pecora per catturare le pagliuzze d'oro, una delle ricchezze della Còlchide.

Ma la ricchezza più importante della provincia di Artvin sono proprio i fiumi, ricchi di acqua grazie alle piogge abbondanti.

Il principale, il fiume Çoruh, è stato dichiarato zona da tutelare per la sua incredibile ricchezza di biodiversità. Soprannominato “l'ultimo fiume selvaggio della Turchia”, attrae appassionati di rafting e di kayak da tutto il mondo.

Nel 2005, fu lo scenario di una gara internazionale di kayak estremo che ebbe un enorme successo, grazie agli scenari spettacolari.

Le cascate e le ràpide dei fiumi di Artvin sono una risorsa anche per altri motivi: ben 13 dighe sono in costruzione o sono state costruite nella provincia, per generare energia elettrica.

La natura rimane però la risorsa più importante che caratterizza la zona.

La Turchia è l'unico paese al mondo coperto quasi interamente da ben tre dei cosiddetti “punti caldi della biodiversità”: Il Caucaso, il Mediterraneo e la regione Irano-Anatolica.

Per collegarli e salvaguardare la sopravvivenza di migliaia di specie animali e vegetali, è stato progettato un “corridoio naturale” che colleghi le foreste tra Kars e Artvin, e renda possibile la sopravvivenza dei grandi carnivori che vivono sulle montagne.

Le foreste di Artvin, infatti, sono popolate da orsi bruni, lupi, linci, gatti selvatici e persino il misterioso Leopardo Anatolico, che continua a ricomparire nei punti più diversi della Turchia dopo ogni volta che viene dichiarato estinto.

Non solo la Natura, anche gli uomini hanno contribuito a rendere Artvin unica: nella grotta preistorica di Savangin, vicino alla città di Yusufeli, è stata ritrovata un'iscrizione, presumibilmente antichissima, scritta in un alfabeto sconosciuto che nessuno è finora riuscito a decifrare.

Chiese e monasteri costellano le montagne, come quelle della valle di Yusufeli o il monastero di Parekhi.

La moschea di Salih Bey e quella di Çarsi, a Artvin, sono alcuni dei monumenti dell'epoca Ottomana, oltre alle tradizionali case in legno nello stile del Mar Nero, che rendono Artvin interessante anche per l'architettura.

Il Livana Kalesi, un castello bizantino che sorvegliava l'ingresso alla città, risale ai tempi precedenti la conquista dei Selgiùchidi di Alp Arslan.

Una volta all'anno, si svolge il Festival di Kafkasor, che ha reso Artvin famosa in tutta la Turchia.

Il mito degli Argonauti voleva che il Vello d'Oro fosse sorvegliato da tori dal respiro di fuoco e zoccoli e corna di metallo.

Sarà un caso, ma da tempo immemorabile il Festival di Kafkasor vede decine di tori affrontarsi e combattere per la supremazia che porterà onore e gloria al vincitore e al suo proprietario.

Tradizionalmente, i tori da combattimento possono essere curati solo da donne.

Ogni mattina gli animali vengono portati a camminare per qualche kilometro, per poi essere nutriti con una dieta speciale a base di frutta secca e avena.

Ogni giorno vengono lavati e massaggiati con una pozione contro i tafàni, e nelle loro stalle deve sempre esserci un gatto di guardia: i topi potrebbero innervosirli e rovinargli l'umore.

Il giorno del festival, i tori vengono messi in un'arena improvvisata due a due, e naturalmente si infuriano a vedere un altro maschio che contende il loro territorio: dopo una breve esibizione di sbuffi e polvere sollevata dagli zoccoli, caricano a testa bassa contro l'avversario.

Ma a differenza della corrida spagnola, il peggio che può succedere al perdente è una gran mal di testa.

Dopo l'urto di corna contro corna, i due animali si spingono, scalciano, e appena uno dei due si rende conto di essere sconfitto, scappa senza ritegno, spesso tra la folla di spettatori che devono scansarsi con ancora maggiore velocità e minor ritegno.

Il proprietario del vincitore ottiene un premio in denaro e una balla di fieno: poca cosa rispetto alle spese sostenute per mantenere l'animale, ma anche rispetto all'onore e alla gloria di possedere il toro più forte di Artvin.

Dopo tutto, possedere l'erede dei tori mitologici che lottarono contro gli Argonauti è un'onore che vale almeno quanto un Vello d'Oro...


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