Çanakkale è inviolabili

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Çanakkale è inviolabili

Il 18 Marzo è un giorno speciale in Turchia.
Ma quest’anno, se possibile, lo è stato ancora di più: cento anni fa, il 18 marzo 1915, una flotta franco-britannica tentò di attraversare lo Stretto dei Dardanelli per attaccare Istanbul.
La tragica epopéa della Campagna di Gallipoli vide la morte di migliaia di giovani e la nascìta della moderna Turchia: il comandante che salvò la situazione sventando il piano degli invasori era Mustafa Kemal, che sarebbe diventato Atatürk.
Per ogni Turco, la frase “Canakkale geçilmez”, “I Dardanelli sono inviolabili” è parte del patrimonio patriottico che impara a scuola e in famiglia fin dall’infanzia.
Dopo la Prima Guerra Mondiale e la Guerra d’Indipendenza Turca, la nuova Repubblica di Turchia ricordò la Battaglia di Çanakkale come il primo della catena di eventi che portò alla sua fondazione.
Su impulso di Atatürk, le commemorazioni non furono mai basate sulla retorica della vendetta: la tragedia di Gallipoli colpì tutti i partecipanti, invasori e difensori, e tutti furono accomunati nel ricordo.
Da quella tragedia, non nacque solo la nuova Turchia. La maggior parte dei soldati dell’Intesa veniva da Australia e Nuova Zelanda, i famosi ANZACS.
La campagna di Gallipoli e il sacrificio dei soldati furono la prima impresa che vide protagonisti gli abitanti dei due paesi, e fu considerata come l’evento che segnò il loro passaggio da colonie a nazioni.
In ricordo di quell’evento, ogni anno migliaia di turisti Australiani e Neo-Zelandesi viene in Turchia.
Molti sono discendenti dei giovani che morirono sulle spiagge della Penisola di Gallipoli, e tornano in pace a ricordare tutti i morti di quella guerra, che riposano vicino al vecchio campo di battaglia, che oggi sono un parco nazionale.
La Penisola di Gallipoli e lo Stretto dei Dardanelli sono infatti tra le zone più affascinanti della Turchia Occidentale.
Lo Stretto è lungo più di sessanta kilomentri, ma è largo solo cinque kilometri, al massimo: tra Çanakkale e Kilitbahir, invece, è largo solo milleduecento metri.
Dopo la conquista di Costantinopoli, anche qui Mehmet II Fatih fece costruire due castelli sulle rive per controllare il passaggio dello Stretto.
Il castello di Çanakkale, sulla sponda Asiatica, diede il nome alla città. E’ una grande fortezza in pietra, ancora oggi la prima cosa che chi guarda verso l’Asia dal traghetto può riconoscere da lontano.
A Kilitbahir, invece, la fortezza ha la forma di un trifoglio.
E’ uno dei castelli ottomani meglio conservati e più interessanti da visitare.
Kilitbahir significa “Serratura del Mare”, e le due fortezze furono la chiave dei Dardanelli per secoli.
Mentre la Penisola di Gallipoli, sulla sponda europea, è boscosa, costellata di piccoli villaggi, fino al Memoriale e ai cimiteri di guerra sulla punta, la parte asiatica è più popolosa.
Gallipoli, in Europa, è una cittadina all’imboccatura settentrionale dello Stretto. Çanakkale, invece, sulla parte asiatica, è una vispa città di quasi duecentomila abitanti, vivace e allegra, come una piccola Izmir.
Su entrambe le sponde la pesca è un’attività importante, e a Çanakkale i ristoranti a base di pesce sono molto popolari.
Anche i formaggi di pecora sono tipici della zona.
Al centro di Çanakkale, c’è un monumento insolito: un cavallo di legno.
Nel 2003, un film di Hollywood con Brad Pitt fu girato tra Malta e il Messico. Era un film basato sulla guerra di Troia, e alla fine delle riprese, il “cavallo di Troia” usato nel film arrivò a Çanakkale.
La città sui Dardanelli infatti è l’erede della mitica città assediata: l’antica Troia era all’imboccatura meridionale dello Stretto, a meno di venti kilometri dal centro di Çanakkale.
Nel 1868 Heinrich Schliemann portò alla luce le rovine dell’antica città distrutta dagli Achei, proclamando di essere stato guidato solo da Omèro.
In realtà si era basato sulle testimonianze dei pastori locali e del console onorario britannico, Frank Calvert, che aveva identificato la località: Hisarlik, che in turco significava “il luogo fortificato”.
Oggi le rovine di Troia, che è patrimonio dell’UNESCO dal 1998, sono una destinazione affascinante per i turisti che si allontanano da Istanbul.
Anche se non è popolare come Efeso, che è sulle rotte delle navi da crociera, Troia ha il vantaggio di essere su altri itinerari.
I turisti Britannici, Australiani e Neozelandesi che vengono a rendere omaggio ai caduti, arrivano intorno al 25 Aprile, il cosiddetto “ANZAC Day”, che è l’inizio della stagione turistica nella regione.
Come già i loro antenati, non possono fare a meno di subire il fascino di Troia e di visitarne le rovine, magari con l’Iliade a portata di mano: Schliemann può avere esagerato, ma i luoghi sono ben riconoscibili.
Il fiume Scamandro che fu attraversato da Achille è il moderno Karamenderes e l’isola di Tenedos, dove le navi degli Achei si nascosero in attesa che l’inganno del cavallo funzionasse, è la moderna Bozcaada.
E’ inevitabile paragonare le guerre antiche a quelle moderne: la resistenza di Çanakkale permise la nascita della Repubblica Turca, ma la caduta di Troia provocò la nascita dell’intero mondo antico.
L’Iliade è la prima opera classica che viene in mente quando si visita Troia, e viene usata quasi come una guida turistica, ma non è l’unica ispirata dalla caduta della città di Priamo.
Quella notte leggendaria, quando la città fu invasa e diistrutta, in pochi riuscirono a fuggire, ma secondo Virgilio e la tradizione romana, uno di quelli fu l’eroe Enèa, con il figlio e il vecchio padre.
Con i Troiani in fuga avrebbe raggiunto il Lazio, e una sua discendente un giorno diede alla luce due gemelli, che dovette abbandonare e che furono salvati da una lupa.
Erano Ròmolo e Remo, e fondarono Roma.
Sembra destino che dal sangue versato sulle spiagge di Çanakkale debbano nascere Nazioni e Imperi.
Ma il destino di Troia, assediata, conquistata e distrutta, non si è ripetuto nel ventesimo secolo: Troia è caduta, ma “Çanakkale geçilmez!”

 


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