Turchia Nascosta

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Turchia Nascosta


Quando si nomina la Turchia in Italia, la maggior parte delle persone che non vi è mai stata ripete poche espressioni diventate proverbiali.


Per il resto, la confusione con la cultura araba e i paesaggi mediorientali è molto diffusa.
A pochi viene in mente che l’influenza della cultura turca, soprattutto ottomana, sia stata spesso decisiva nel diffondere o conservare usanze che non vengono nemmeno considerate “esotiche”.
Quanti di quelli che ripetono “cose turche” pensano per esempio a quella che chiamano “sauna”, ed invece è molto spesso un “hamam”, un “bagno turco”?


E quanti appassionati di “hamam”, magari viaggiatori che hanno imparato ad apprezzarlo in Turchia, sanno veramente che è l’evoluzione di qualcosa che, un tempo, era incredibilmente diffuso e popolare in Italia?
Come sempre, la storia è composta di stratificazioni, e quasi sempre la storia non divide, ma unisce le usanze tra un periodo e l’altro.


I popoli dell’Asia Centrale, nomadi e cacciatori, usavano un “bagno di vapore” che chiamavano “mançu”.
Quando i Turchi arrivarono in Anatolia, entrarono in contatto con le civilità occidentali attraverso l’Impero Bizantino.
Spesso dimentichiamo che l’Impero di Bisanzio era la parte orientale dell’Impero Romano.
E i Romani, dovunque andavano, costruivano Terme.
Le Terme romane non erano solo posti dove ci si poteva lavare o far massaggiare: tutta la vita sociale si svolgeva intorno alla visita quotidiana che ogni cittadino o cittadina faceva ai bagni.
Quando i Turchi cominciarono a commerciare e poi ad insediarsi nelle zone che erano o erano state Bizantine, entrarono in contatto anche con quello che restava delle usanze romane.
Trovarono perfettamente naturale adattarvisi e adattare il loro bagno di vapore ai bagni caldi, tiepidi e freddi che erano tipici delle Terme romane.
Nella religione islamica le abluzioni rituali sono essenziali prima della preghiera, uno dei cinque pilastri dell’Islam. Lavarsi cinque volte al giorno era quindi naturale, e il bagno di vapore diventò presto parte della vita quotidiana.
All’inizio ai Musulmani era proibito recarsi ai bagni pubblici, ma il divieto cadde presto, a condizione di coprirsi la parte del corpo tra ginocchia e ventre con il peştamal, l’asciugamano di cotone che diventò presto una delle caratteristiche del bagno turco.


I primi hamam furono costruiti dai Selgiuchidi, secondo un’architettura particolare. Erano spesso nelle vicinanze delle moschee, e ce n’era sempre uno nei Kervan Serai, le “stazioni” carovaniere.
Una visita ad un hamam turco comincia con il bagno caldo, ma come nella tradizione dei nomadi asiatici, è un bagno di vapore, nel sıcaklık, la stanza calda.

Dopo aver sudato abbondantemente per almeno quindici minuti, si passa al massaggio, di solito molto energico, e poi, nella stanza tiepida, ci si lava con acqua e sapone.
Infine la stanza fredda, il soğukluk, è quella dove ci si rilassa e rinfresca, sorseggiando l’immancabile çay, il tè turco.


Le differenze principali con le terme romane sono la sequenza, che per i romani cominciava con l’acqua fredda, e l’abbandono delle vasche con acqua stagnante in favore di acqua corrente.
L’architettura dell’hamam è unica. Per mantenere il calore, non ci sono finestre e la luce filtra attraverso aperture nella cupola sopra il sıcaklık, che assicurano l’illuminazione durante tutte le ore del giorno.
Le aperture sono necessariamente piccole, per non indebolire la struttura, e protette da vetri che a volte sono a forma di tulipano ed hanno l’effetto di una lente: i giochi di luce nel vapore creano l’atmosfera soffusa per cui gli hamam storici sono famosi.
I pittori Orientalisti, sempre alla ricerca di ambientazioni esotiche per le loro opere, dipinsero una moltitudine di scene ambientate negli Hamam.


Quando non esistevano hamam separati, gli orari erano diversi: per gli uomini le prime ore del mattino e la sera, dopo il lavoro, mentre le donne avevano a disposizione le ore del giorno.
Occorre ricordare che fino alla modernizzazione del Paese non esistevano altri bagni: gli hamam erano il posto dove ci si prendeva cura del corpo e della pulizia, non solo posti di conforto o di svago.
Ogni centro abitato aveva almeno un hamam, e nelle città ce n’era almeno uno in ogni quartiere.
Erano gestiti da vakfı, fondazioni senza scopo di lucro, che mantenevano i prezzi accessibili per tutti. Molte di queste fondazioni gestivano anche scuole religiose e mense per i poveri, finanziate con i proventi dell’hamam.
Oggi la maggior parte degli hamam aperti al pubblico sono privati, ed avendo perso il ruolo di necessità, i prezzi sono quelli di una spa o di un salone di bellezza.


Molti fanno parte di complessi alberghieri, alcuni costruiti secondo la tradizionale architettura, con le aperture vetrate nella cupola .


Meno di dieci hamam sono ancora operativi a Istanbul, ma tra questi c’è lo storico Çemberlitaş Hamamı, costruito dal grande architetto Mimar Sinan, ancora attivo e meta preferita di turisti e viaggiatori.
Chiunque desideri comprendere i costumi di vita tradizionali turchi dovrebbe cominciare con una visita ad un hamam, compresi il massaggio e il relax finale con çay o caffè turco.


Ma ormai gli hamam, i “bagni turchi”, sono diffusi in tutto il mondo. Sono una parte della cultura turca che è diventata cultura universale, irrinunciabile per chi vuole dedicare qualche ora alla cura di sé.
Mehmet II Fatih, il Conquistatore di Costantinopoli che si considerava erede degli Imperatori Romani, sarebbe stato orgoglioso di aver salvato, migliorato e lasciato in eredità al Mondo quelle che i Romani chiamavano Terme.


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