Direzione Türkiye

Yavaş Seyahat’, il ‘viaggio lento’ di  Gökhan Kutluer.

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Non si ferma il viaggio di Gökhan Kutluer, amante della bicicletta e dell’Italia che ormai da anni è impegnato in numerose attività sia per passione che per professione. Nel nostro primo incontro tempo fa (https://www.trt.net.tr/italiano/programmi/2021/05/24/turchia-chiama-italia-1644908ci raccontò) ci racconto' del suo trasferimento dalla Türkiye, dell’amore per le due ruote e per il patrimonio paesaggistico e culturale italiano che gradualmente si è trasformato, abbracciando nuovi orizzonti. ‘Non volevo vivere l'Italia in modo unilaterale. Per questo nella mia vita ho fatto spazio alla fotografia, al trekking e al tennis’, spiega rimarcando che a Roma oggi lavora come fotografo con uno spiccato interesse per la street photography. Ma anche il trekking, che nei fine settimana lo tiene impegnato specialmente sulle alture abruzzesi. E poi il tennis e i match che si gode al Foro Italico. Tuttavia, è quella sana curiosità e il profondo sguardo verso il mondo a guidare Gökhan, che nelle sue tappe italiane ha imparato a osservare il Paese da prospettive diverse, rendendolo fruibile a un vasto pubblico tramite i suoi scritti. Così,  il suo ultimo libro, appena pubblicato in Türkiye, dietro al titolo ‘Yavaş Seyahat’  (Viaggio Lento), combina l’idea di viaggio con la necessità di rallentare per godersi lo spirito dei luoghi.  ‘Come quasi tutto nella nostra vita, anche i nostri viaggi sono stati influenzati dalla velocità e dai lati negativi della tecnologia. Le persone viaggiano con una lista di dieci cose da fare in mano, con gli occhi che vagano sui loro telefoni piuttosto che sulle nuove strade che stanno visitando’, puntualizza l’autore. ‘Per capire bene un luogo, bisogna respirarlo. Il mio libro parla proprio di questo. Come possiamo viaggiare lentamente in un luogo? Come esplorare una città come un flaneur? È sufficiente vedere solo il centro di una città per capirla o è importante anche andare in campagna?’.  Yavaş Seyahat, raccogliendo appunti e i diari di viaggio, nasce dunque con l’intento di rispondere a queste domande.  Tramite le storie di vita delle persone incontrate, sullo sfondo emerge anche il significato di ‘casa’, del ‘mettere radici’. Insomma, un manoscritto indirizzato a ‘tutti coloro che non riescono a trovare una Parigi per sé’In tal senso, Gökhan è molto chiaro: ‘Parigi era una città che gli scrittori e gli artisti di un certo periodo spesso preferivano per realizzare se stessi. Tuttavia, il mondo non è più così: tutti sono ovunque. La distanza tra la fonte della conoscenza e le persone che la raggiungono si è ridotta. Questo ha gradualmente eliminato la necessità di essere in un determinato luogo per qualsiasi cosa. Si fa quello che si vuole fare dove si vuole e quando ci si stufa si passa a un altro luogo. Tuttavia, questa situazione porta con sé il consumo di luoghi e persone a una velocità incredibile’. Da qui la grande necessità di adottare un approccio lentamente attento verso ciò che ci circonda.  ‘Se riusciamo a trovare un luogo che ci piace davvero, credo che i nuovi legami che si stabiliscono con le persone che lo abitano possano renderlo la nostra Parigi, perché le persone hanno bisogno di stare insieme e di appartenere di tanto in tanto’. La Parigi a cui si fa riferimento è quella che gli artisti scelsero per la vivacità della comunità, in cui vi era uno scambio di idee, di critiche e anche di feroce competizione. L’ ‘essere a casa’ sottende anche questo: stare con persone che si sforzano di migliorarsi a vicenda, anche se oggi ‘le persone vivono con un senso di minoranza e di solitudine. Soprattutto nelle grandi città..’. Tra le pagine del libro,  inoltre, si scorge tutta la magia de ‘La Via degli Dei’, il percorso di trekking di circa 130 chilometri che unisce Bologna a Firenze, che ha particolarmente catturato l’attenzione dello scrittore letteralmente incantato dalla ‘sua storia antica, dal riflesso della cultura italiana e, naturalmente, dai paesaggi che offre’. La Via degli Dei, infatti, segue le antiche strade romane e collega le regioni italiane della Toscana e dell'Emilia-Romagna. Utilizzata per la prima volta dai pellegrini nel Medioevo, è ancora molto frequentata. Lungo il percorso si possono vedere le tracce di antiche civiltà, come gli Etruschi e i Romani, e visitare monasteri e chiese. ‘Gli Appennini conducono a paesaggi così unici da far venire voglia di rimanere fermi per ore e staccare completamente la spina’, spiega. ‘L'itinerario ha anche uno spessore storico e culturale, poiché lungo il percorso si attraversano molti borghi e città storiche. Inoltre, in questi luoghi è facile comunicare con la gente del posto, che ha un atteggiamento molto disponibile nei confronti di chi percorre questo itinerario’. Per viaggiare lentamente è, quindi, importante concentrarsi non solo sul centro della città, ma anche sulle piccole città vicine e  zone rurali.  Ad esempio, Visitare città come Pavia, Lodi, Crema, documentarsi sugli scrittori e gli artisti che vi hanno vissuto, soggiornare in uno dei paesi non troppo popolari intorno al Lago di Como, cercare di dialogare sinceramente con i negozianti e fare passeggiate nella natura sulle montagne circostanti, come il Cornizzolo e il Bollettone, vi aiuterà a capire meglio la geografia di Milano’, ammonisce l’autore. Tuttavia, c’è un punto importante su cui si sofferma Gökhan Kutluer: ‘Quando si viaggia in questi luoghi, gli occhi non devono essere puntati sul telefono o sugli appunti di viaggio in cui si è pianificato ogni passo. Dovreste cercare di chiacchierare con le persone che incontrate, ponendovi in uno stato controllato di "informazione-dipendenza". In questo modo, aprirete la strada alle conversazioni che farete quando chiederete l'indirizzo di un luogo o vorrete conoscere la ricetta di un sapore che avete assaggiato, per trasformarle in amicizie’. Il consiglio è annotare cosa resta di quelle giornate  trascorse in modo piacevole in modo da ricordare i luoghi visti, dove e cosa si è mangiato, con chi si ha parlato, cosa ha fatto sentire a disagio e le sensazioni provate. E’ anche in questo spirito che Gökhan Kutluer presta servizio come consulente di viaggio,  consigliando itinerari a chi vuole viaggiare lentamente in Italia. ‘Continuerò così perché sto ricevendo ottimi feedback. Vorrei continuare a scrivere libri. Scriverò un libro intitolato ‘Vintage in Tuscany’; questi i suoi programmi futuri da combinare con il desiderio di  organizzare mostre di fotografia in Türkiye e in Italia, riflettendo la vita della società dei due Paesi sulle strade, per poi raccoglierle in un libro. ‘Continuerò a far conoscere i miei viaggi in Italia e gli italiani in Türkiye attraverso i miei account sui social media. Soprattutto quello che condivido su Twitter attira molta attenzione’, conclude Gökhan che non nasconde di sentirsi ‘una sorta di ambasciatore culturale e questo mi rende molto felice’. E anche noi siamo molto felici per il suo amore a dedizione nell’ avvicinare ancora di più Italia e Türkiye. Non ci resta dunque di augurare a Gökhan Kutluer  e a tutti voi ‘Iyi Yolculukar’ (buon viaggio) ma… ‘Yavaş Yavaş’ (piano piano).

A cura di Valeria Giannotta

 

 



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