Turchia Nascosta

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Turchia Nascosta

Una delle attività turistiche più popolari tra gli Italiani che visitano la Turchia in estate è la “crociera in caicco”.
E’ una frase che non manca mai di far sorridere i Turchi, o gli Italiani che parlano il Turco.
Il caicco, infatti, è una barca a remi.


Per motivi misteriosi, le maestose barche a vela che portano turisti in crociera lungo le coste della Turchia, pur essendo lunghe a volte quasi 50 metri, vengono chiamate “caicchi” dai turisti e dalle agenzie di viaggi in Italia.
In turco queste barche da crociera vengono chiamate “gulet”: sono infatti armate a goletta, con due alberi a vele àuriche.


L’etimologia del nome è controversa, come le sue origini: mentre barche a vele auriche erano usate da sempre lungo le coste anatoliche, il nome sembra suggerire affinità con la “goélette” [pronuncia: GÖ-LET] francese, e l’aspetto è molto simile agli antichi “gullet” [pronuncia: GA-LLET] da pesca americani.


In realtà, pare che il nome derivi dal veneziano, come l’italiano goletta: sia la barca che il suo nome sarebbero evoluzioni della “galeòta”, una galéa a vela.
Le gulet sono diventate diffuse negli anni ’70, quando il turismo lungo le spettacolari coste della Turchia si sviluppò molto velocemente.
L’afflusso dei turisti cresceva, ma alberghi e infrastrutture erano ancora rari, e i trasporti per raggiungere le zone turistiche erano disagévoli.
La soluzione più efficace alle esigenze dei turisti fu la crociera lungo la costa.
La navigazione a vela assicurava comodità e lunga autonomia, oltre ad essere economica per il risparmio di carburante.
Le gulet, che stavano scomparendo come mezzo di trasporto merci, sostituite dai TIR, ebbero un’improvvisa rinascita.
Vengono costruite soprattutto nella zona di Bodrum, in cantieri famosi in tutto il mondo: non sono molti i posti dove si sa ancora come costruire vere e proprie navi di legno, con scheletro e finiture in acciaio.
L’arte di costruire barche non si improvvisa: in Turchia, come in Italia, la tradizione è sopravvissuta per migliaia di anni, ma quando si è interrotta, si è persa per sempre.

 

A Bodrum e in pochi altri posti, come Kurucaşile, nella provincia di Bartın sul Mar Nero, la tradizone non si è mai interrotta, e i carpentieri locali, a differenza dei comuni falegnami, conoscono i segreti per fare una barca che non sia solo un oggetto di legno, ma che possa resistere al mare.
All’inizio le gulet di Bodrum non avevano una buona reputazione: si diceva che durassero poco, che non reggessero il mare e che navigassero bene solo a motore.


Ma erano opinioni basate sulle vecchie barche, convertite in fretta al trasporto di turisti, con equipaggi di marinai improvvisati arruolati per la stagione.
Oggi la tradizione delle crociere in gulet è ben radicata.


Gli equipaggi sono composti di professionisti, le barche sono costruite allo scopo specifico di trasportare turisti, e le loro qualità marinàre sono provate dal successo della loro gara annuale, la Coppa di Bodrum della Regata Internazionale per Barche a Vela in Legno: è una delle poche regate dove le barche compétono con i passeggeri a bordo.
Purtroppo, invece, la tradizione dei veri caicchi è scomparsa.
Il caicco, in turco kayık, era la barca a remi usata a Istanbul per attraversare l’Haliç, il Corno d’Oro, lo specchio d’acqua che separa Istanbul dalla zona di Galata


In seguito, quando la città si estese anche sulla costa asiatica, diventò il traghetto per attraversare il Bosforo.
Ne esistevano molti tipi, di forma e dimensioni diverse a seconda dell’uso, da quelli per uno o due passeggeri a quelli per trasportare merci pesanti e molti passeggeri, spesso con vele ausiliarie.
C’erano anche dei magnifici “Sultan Kayik”, usati dal Sultani Ottomani e dignitari di corte per spostarsi tra i vari palazzi e padigliòni lungo il Bosforo.


Mantenevano la forma caratteristica di tutti i caicchi, più larga a poppa, fine e slanciata verso la prua, ma erano lunghi dai trenta ai quaranta metri, con ventisei rematori e ornamenti dorati a prua e a poppa.
Due di essi, più piccoli, sono attualmente conservati nel Museo Navale di Besiktas, a Istanbul, e sono tra le attrazioni principali.


Sono ritratti in innumerevoli stampe e dipinti e in qualche foto antica: divennero un simbolo di quella che allora era Istanbul, come la gòndola lo è di Venezia.


Anche ad Izmir, allora chiamata Smyrna, c’era un caicco tipico, di forma diversa: la prua e la poppa era alte e ricurve per proteggere i passeggeri dagli spruzzi del vento dell’Egeo.
Veniva usato per trasportare velocemente merci e passeggeri attraverso lo stretto e lungo Golfo di Izmir, e in seguito per traghettarli da e per le navi all’ancora nella rada di Smirne, allora il porto principale dell’Anatolia.
Purtroppo però, con la diffusione delle barche a motore i caicchi scomparvero. La comparsa delle barche di vetroresina, economiche e durature, fu la condanna a morte per le piccole barche in legno.
Tranne qualche esemplare, sono completamente scomparsi. Ma conosciamo i tipi e le linee dei caicchi usati a metà del Diciannovesimo secolo grazie ad un caso.


L’Ammiraglio Francese François Edmònd Paris, famoso per aver contribuito alla nascita del Museo Nazionale della Marina in Francia e per i suoi studi di ingegneria navale, vide i caicchi a Istanbul e a Smirne.


Rimase impressionato dall’eleganza delle linee e dalla funzionalità, e ne fece disegni tecnici, dopo aver preso misure delle linee e delle proporzioni, che raccolse nei suoi libri.


Oggi non c’è stata una rinascita dei caicchi, come per le gulet di Bodrum, ma un archeologo navale di Urla, in provincia di Izmir, ha ricostruito i vari tipi descritti dall’Ammiraglio Francese.
E a Istanbul, un albergo di lusso ha ricostruito due caicchi imperiali per i suoi ospiti: anche se per pochi, è ancora possibile oggi navigare lungo il Bosforo in una velocissima barca a remi, e poter dire di aver fatto “un viaggio su un caicco”.

 


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