Renzi esclude tagli a spesa e aumenti di tasse nel 2015

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Renzi esclude tagli a spesa e aumenti di tasse nel 2015

ROMA (Reuters) - Il governo esclude ulteriori tagli alla spesa pubblica e aumenti della pressione fiscale, almeno per il 2015.

Il nuovo quadro macroeconomico e di finanza pubblica, illustrato oggi dal premier Matteo Renzi, alza a +0,7% dal +0,6% di inizio ottobre la stima di crescita del Pil.

L'obiettivo di deficit è confermato al 2,6% del Pil a fronte del 2,5% tendenziale. La differenza, 1,6 miliardi circa in valore assoluto, andrà a finanziare nuove misure di sostegno alla congiuntura. [ID:nL6N0X41BE]

I proventi da privatizzazioni scendono nel 2015 a 0,4 da 0,7 punti di Pil. Il target del quadriennio 2015-2018 è 1,7/1,8% del Pil. [ID:nL6N0X432C]

"Le tasse non aumenteranno. La discussione sull'eventuale ulteriore riduzione delle tasse proseguirà nella legge di Stabilità del 2016, se riusciremo", sottolinea Renzi al termine del primo giro di tavolo in Consiglio dei ministri sul Def, il Documento di economia e finanza.

Il via libera definitivo arriverà venerdì mattina, quando sarà indicato anche il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio al posto di Graziano Delrio, che dalla settimana scorsa ha sostituito Maurizio Lupi come ministro delle Infrastrutture.

Le vere insidie per l'esecutivo arriveranno nel 2016, anno nel quale sono già previsti aumenti di Iva, accise e altre imposte per un punto di Pil, oltre 16 miliardi in valore assoluto.

"Le clausole di salvaguardia saranno totalmente eliminate", promette Renzi.

L'esecutivo sostiene che per raggiungere l'obiettivo sia sufficiente ridurre la spesa pubblica di 0,6 punti di Pil, circa 10 miliardi. Gli 0,4 punti rimanenti sarebbero già acquisiti attraverso la maggior crescita e la minore spesa per interessi, dovuta soprattutto al quantitative easing della Bce.

Il Pil è visto crescere all'1,4% nel 2016 e all'1,5% nel 2017. L'indebitamento scenderà dall'1,8% del 2016 allo 0,8% nel 2017 fino ad azzerarsi l'anno successivo.

Il pareggio di bilancio strutturale, calcolato cioè al netto del ciclo e delle una tantum, è confermato al 2017.

La dinamica del debito è tale per cui dal picco del 132,5% in rapporto al Pil si arriverà al 123,4% alla fine dell'orizzonte previsivo.

Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, dice che la regola di riduzione del debito pubblico è rispettata e "l'obiettivo viene centrato nel 2018".

Prima di allora "continuano ad esserci i fattori rilevanti utilizzati per invocare la regola europea sulle riforme strutturali nel 2016".

Come conseguenza, l'aggiustamento strutturale del prossimo anno scende allo 0,1% rispetto allo 0,5% altrimenti richiesto dalle regole europee.

Padoan mostra di non temere bocciature dalla Commissione europea: "Il treno delle riforme ci permetterà di invocare questa clausola per molto tempo ancora, ma noi ne avremo sempre meno bisogno".

 


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