Inchiesta Firenze, Lupi: mai pressioni per mio figlio

271113
Inchiesta Firenze, Lupi: mai pressioni per mio figlio


RHO (Milano) (Reuters) - Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, il cui nome insieme a quello del figlio Luca (entrambi non indagati) emerge dalle carte dell'inchiesta della procura di Firenze che ipotizza l'esistenza di un 'sistema' di tangenti per l'assegnazione di appalti pubblici, ha ribadito oggi di non "aver mai fatto pressioni per far assumere mio figlio".

Il ministro, a margine di una manifestazione all'Expo di Milano, ha risposto alle domande dei giornalisti dicendo di voler "andare in Parlamento a riferire sulle scelte del Ministero".

"Devo dare le risposte politiche e individuali", ha aggiunto.

Lupi, alla domanda se la mozione di sfiducia individuale presentata nei suoi confronti alla Camera da Sel e M5s, possa spaccare la maggioranza, ha risposto che "la maggioranza valuterà sulle mie parole".


DA RENZI NESSUNA RICHIESTA DIMISSIONI

Il ministro, a una domanda sulla circostanza riportata da alcuni quotidiani secondo cui il presidente del Consiglio Matteo Renzi gli avrebbe chiesto di fare un passo indietro, ha poi precisato che "Renzi non mi ha chiesto alcun gesto spontaneo".

E sulla eventualità di pensare alle dimissioni, ha dichiarato. "Da quando sono uscite le carte sull'inchiesta, ognuno deve fare delle riflessioni rispetto al lavoro forte e importante che ha fatto".

"Tra l'altro abbiamo sempre detto, e io ci ho fortemente creduto insieme a Renzi - ha continuato - che in Italia si debbano poter realizzare le opere che mancavano nella massima trasparenza, con la massima efficienza, e combattendo la corruzione".

Nel merito di quanto emerso in questi giorni da Firenze, il ministro ha quindi ripetuto: "Mai avrei accettato un orologio, perché non mi serve". Il riferimento è alla circostanza, emersa dall'inchiesta fiorentina, del regalo di un orologio del valore di oltre diecimila euro al figlio, Luca Lupi, per la sua laurea in Ingegneria, fatto dall'imprenditore edile Stefano Perotti, arrestato e indagato come personaggio chiave, insieme a un ex dirigente di primo piano del Ministero, Ettore Incalza, del presunto sistema per la spartizione degli appalti pubblici. Quelli oggetto dell'inchiesta hanno un valore stimato complessivo di 25 miliardi di euro.

Nell'inchiesta emerge inoltre l'ipotesi che il figlio del ministro fosse stato assunto dopo la laurea in società riferibili all'imprenditore indagato.

"Ribadisco che io non ho mai fatto pressioni per l'assunzione di mio figlio, e quindi non potrà mai esserci un'intercettazione in cui dico 'per cortesia dovete assumere mio figlio'" ha detto oggi il ministro.

"Questo per due ordini di motivi - ha proseguito - Primo perché non l'ho mai ritenuta una cosa corretta, secondo perché ritengo che mio figlio non avesse la necessità di avere una sponsorizzazione da parte mia".

Il ministro Lupi è atteso oggi alle 15 in Parlamento al "question time" per rispondere a due interrogazioni sulla vicenda.

"Credo che sia assolutamente doveroso da parte di un ministro rispondere in Parlamento alle legittime e doverose domande che sono sorte dall'inchiesta di Firenze - ha concluso - E' doveroso rispondere puntualmente, così come sono doverose le critiche ma anche le ragioni che hanno accompagnato le scelte del mio Ministero e le mie".


 


etichetta:

NOTIZIE CORRELATE