Fmi alza stima crescita globale, vede rischi da protezionismo

Il rapporto Fmi, pur senza citare specificamente l'agenda potenzialmente protezionistica dell'amministrazione Trump, fa comunque riferimento al tema.

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Fmi alza stima crescita globale, vede rischi da protezionismo

WASHINGTON (Reuters) - Il Fondo monetario internazionale alza la sua stima per la crescita globale del 2017 grazie ai miglioramenti di manifattura e scambi commerciali in Europa, Giappone e Cina, ma mette in guardia delle politiche protezionistiche che minacciano un recupero economico su ampia base.

Nel World Economic Outlook pubblicato oggi, il Fondo vede la crescita economica globale al 3,5% dal 3,4 visto in gennaio.

Secondo l'istituzione di Washington, le economie avanzate cronicamente deboli dovrebbero beneficiare della ripresa ciclica di manifattura globale e commercio in corso dalla scorsa estate.

"Sembra che si stia materializzando la ripresa economica che aspettiamo da tempo", scrive nel rapporto l'economista capo del Fondo Maurice Obstfeld.

La stima della crescita 2017 del Giappone è stata alzata di 0,4 punti percentuali a 1,2%, mentre per zona euro e Cina l'incremento è di 0,1 punti percentuali, rispettivamente a 1,7 e 6,6%.

Stabile al 2,3% la stima per la crescita 2017 degli Usa, livello che segna comunque un balzo rispetto all'1,6% visto nel 2016.

Revisione al rialzo, da gennaio, di 0,5 punti percentuali al 2,0%, della stima per la crescita 2017 della Gran Bretagna. Secondo il Fondo, gli effetti negativi della Brexit si manifesteranno più tardi di quanto previsto in precedenza.

Per la tabella sulle nuove stime di crescita Fmi.

Il rapporto Fmi, pur senza citare specificamente l'agenda potenzialmente protezionistica dell'amministrazione Trump, fa comunque riferimento al tema.

"Una minaccia saliente è costituita da una svolta verso il protezionismo che condurrebbe a una guerra commerciale", scrive infatti Obstfeld, aggiungendo che si tratterebbe di "una ferita autoinflitta che porterebbe a prezzi più alti per i consumatori, minore produttività e quindi minori redditi reali per le famiglie".


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