Turchia chiama Italia

I Turchi e il folklore italiano

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Turchia chiama Italia

Che l’Italia sia un Paese particolarmente vivace per il suo folklore, feste allegoriche, celebrazioni cittadine e sagre di paese é un dato noto. Tuttavia, quel che forse stupirá i più é che molte delle feste patronali, soprattutto nel centro-sud, siano in qualche modo legate alla Turchia. I saraceni e i turchi, si sa, hanno imperversato nelle nostre regioni e di questo vi é una memoria storica ben precisa, che si é cristallizzata in culti e tradizioni. Ad Otranto, splendido centro della Puglia visitato da milioni di turisti anche stranieri, a ridosso di ferragosto, si svolgono le celebrazioni in onore dei Beati Martiri Idrutini, patroni della stessa cittá. Ogni anno il 14 agosto i festeggiamenti si aprono commemorando le vittime dei turchi che, cosí si narra, nel 1480 sul colle della Minerva decapitarono 800 otrantini. In memoria del loro sacrificio viene deposta una corona che dá ufficialmente avvio alle commemorazioni e celebrazioni religiose previste per tutto il giorno seguente. Per Otranto si tratta di una festa particolarmente sentita, che richiama persone e curiosi anche dalle zone limitrofe. Per l’occasione il centro urbano é decorato con luminarie di ogni colore e vengono allestite bancarelle per la vendita di dolciumi tipici che nella loro peculiaritá e prelibatezza richiamano il vicino oriente. Tante le fusioni storiche e culturali sorte dalle influenze vissute nella penisola italiana. A conferma del grande impatto storico che i turchi hanno avuto nella nostra storia e nello sviluppo della nostra nostra identitá si inserisce anche la toponomastica. Sempre ad Otranto é particolarmante nota per la bellezza paesaggistica la Baia dei Turchi, quel lembo di spiaggia dove si ritiene che nel quindicesimo secolo sbarcarano i guerrieri turchi compiendo l’assedio della cittá. Oggi probabilmente in molti ignorano le origini del nome, ma in tanti ricordano il fascino del luogo, particolarmente rinomato per la natura incontaminata e , dunque, protetta all’interno dell’ Oasi dei Laghi Alimini. Ma i turchi sono presenti nell’immaginario collettivo anche in altre regioni. In Basilicata, nella pittoresca cornice del capoluogo potentino, ogni 29 maggio viene messa in scena la Parata dei Turchi, in occasione della festa patronale di San Gerardo. Secondo la tradizione, la genesi della devozioni risalgono all’invasione di Potenza per mano dell’esercito turco che, dopo aver risalito il fiume Basento, hanno messo a ferro e fuoco la cittá. Colti alla sprovvista, i cittadini si sarebbero rivolti al vescovo Gerardo La Porta che, invocando angeli guerrieri, avrebbe compiuto il miracolo di liberare Potenza. Secondo un’altra interpretazione, la Parata risalirebbe al 24 giugno 1578, giorno in cui il conte Alfonso de' Guevara giunse in città. Il popolo organizzò una grande festa e attese il conte vicino al fiume Basento; in suo onore vennero costruiti tre castelli e per ricordare la battaglia di Lepanto del 1571 venne simulata una battaglia con i turchi, i quali vennero sconfitti e presi prigionieri. Nel corso della storia, il 29 maggio é divenuto un giorno sacro per i potentini che sono soliti affollare le strade, lasciandosi trasportare dal clima di festa. Seppur nella loro connotazione bellica di invasori e tagliagola, i riferimenti ai turchi sembrano essere una costante nel campanilismo italiano. In Abruzzo, a Tollo, in provincia di Chieti, ogni prima domenica di agosto si svolge la Festa della Madonna dei Turchi, conosciuta anche come Madonna del Rosario. Anche in questo caso si rievoca l’assedio dei Saraceni attorno alle mura della città e l’inizio della battaglia per la sua liberazione. Fonti storiche riportano gli scontri avvenuti nell’estate del 1566 quando la flotta ottomana con circa 120 navi solcò la costa adriatica assalendo i territori circostanti. A Tollo la tradizione vuole che mentre gli abitanti combattevano strenuamente allontanando gli invasori, un angelo apparve sulla Torre indicando il cielo con la spada in mano e lì apparve la Vergine Maria. Anche in Molise, a Termoli, il 15 agosto una rappresentazione popolare fatta di sfilate in costume e di musicanti rievoca lo sbarco turco, riproponendo l’incendio del castello, uno storico evento che riporta a Pialì Pascià e agli scontri avvenuti all’interno del borgo. Oggi le fiamme vengono ricordate con spettacoli pirotecnici che per la loro maestosità richiamano turisti da più parti. Insomma, quei turchi tanto temuti con il tempo sono entrati a pieno diritto nel folklore italiano, arricchendo il nostro bagaglio culturale e rendendolo unico. Consapevoli che le ‘genti che vengono da lontano’ e ‘mamma li turchi’ siano elementi cardine della nostra memoria, siamo altrettanto sicuri che oggi quegli stessi turchi sono dei buoni amici con cui c’è molto da condividere.

A cura di Valeria Giannotta



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