Direzione Türkiye

La conoscenza della Türkiye passa anche dalla lettura storica di Federico De Renzi

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Federico De Renzi é un grande conoscitore del mondo turco, ambito che con il tempo é diventato il fulcro delle sue attivitá di ricerca e, perché no, anche un diletto. ‘Il mio legame con la Türkiye è, prima di tutto spirituale, oltre che intellettuale’, afferma spiegando che il suo interesse  nacque ai tempi del liceo quando in classe cominciò a leggere La Storia dei Turchi, di Jean-Paul Roux, edito in Italia da Garzanti. ‘La bellezza e, soprattutto, la chiarezza, di quel libro mi portarono a chiedermi quali fossero state le ragioni che portarono, per oltre più di due millenni, i popoli “altaici” (Turchi, Mongoli e Mancesi) a dominare, o comunque a influenzare, la storia dell’Eurasia, dal Pacifico al Mediterraneo’. Fu sulla scia di questo incontro letterario che Federico si iscrisse a Studi orientali all’Università La Sapienza di Roma, optando per i corsi di Lingua e Letteratura Turca. Da lì iniziarono anche i viaggi nei Paesi del Vicino Oriente e lo studio sempre più approfondito delle lingue e delle culture che si dividono tra Anatolia, Alta Mesopotamia e Caucaso. In seguito, con il Dottorato in Studi islamici, il focus delle sue ricerche è stato prevalentemente incentrato sui popoli e le comunità religiose “turciche” (Uiguri, Aleviti e Turcomanni) presenti nella regione. Oggi il dottor De Renzi è impegnato nella scrittura di un libro sulla presenza millenaria dei Turchi nel Subcontinente indiano (L’India turca. Una storia dimenticata) e contemporaneamente conduce le proprie ricerche sugli aspetti meno noti dell’interazione tra Europa e Asia Turco-islamica e Mongola nel Medioevo e nella prima Età Moderna (XII-XVI secolo). ‘Questa, pressoché giornaliera attività mi porta ad avere continui contatti con persone che, sebbene si interessino alla Türkiye e al mondo turco, talvolta hanno un atteggiamento, forse anche inconsapevolmente, eurocentrico. Dall’altra parte, di contro, non ho mai trovato barriere o atteggiamenti ostili, potendo contare anche su amicizie decennali con turchi (un mio caro amico proprietario di una libreria antiquaria presente da generazioni a Sahaflar, - Istanbul -, o il proprietario del ristorante Cumhuriyet, sempre a Istanbul, o il proprietario di un negozio di tappeti “persiani” in via Merulana a Roma), che mi hanno permesso, di crescere sia umanamente che professionalmente’, specifica Federico con la consapevolezza di aver penetrato il substrato culturale turco, veicolando all’esterno la complessa realtà del Paese. Va da sé, dunque, che la Türkiye sia diventata per certi aspetti una seconda casa, offrendo riparo e continui spunti di ispirazione. ‘Come accennavo, tra i miei luoghi del cuore vi sono il mercato dei libri di Sahaflar, presso la Moschea di Beyazıd II, a Istanbul; il quartiere di Galata, con il Convento dei Domenicani di San Pietro e Paolo, dove vive un caro amico frate italiano; il Lungomare di Karaköy;il parco di Gülhane e la zona di Eyüp, con il suo santuario e i suoi caffè’. La lista certamente prosegue con ‘ Fatih con le sue moschee e le sue vestigia romane; Kadıköy con le sue librerie e suoi bar; Yıldız e le vie nascoste tra il Palazzo e il lungomare con il Museo della Marina; il Museo Militare ad Harbiye e Galip Dede con i suoi negozi di strumenti musicali’. E ancora, ‘La meraviglia del Bosforo con la fortezza d’Europa e su su fino a Anadolu Kavak, con la sua fortezza e i suoi panorami mozzafiato sull’imboccatura del Mar Nero e i suoi locali di pesce al porto. Infine le musiche tradizionali dell’Anatolia di Üsküdar, dove senti suonare il saz come a Kars, e le vecchie Meyhane dei Rumi di İstiklâl caddesi, immerso nelle architetture trionfanti dei palazzi Liberty; le locande di Karaköy, con i loro meze innaffiato dal rakı e le poesie di Orhan Veli, di Oktay Rıfat o di Nazım Hikmet Rân recitate da un cameriere sulla riva del Bosforo o da un vecchio all’ingresso del Museo Archeologico’. Tradizioni tipiche di una cultura che rimane addosso, immergendo e facendo sentire parte di un tutto che storicamente ha trasceso i confini territoriali.  E così i legami con l’Italia rimangono forti e si basano su costumi condivisi, sebbene in via di estinzione. ‘Cose come il rito del caffè, o il gioco della tavla che avrebbe il corrispettivo italiano nella partita a scopa fuori dal bar; scene che qui non si vedono quasi più’, puntualizza Federico riferendosi anche a quell’atteggiamento rilassato verso la vita e suoi problemi, al rapporto con la fede o la passione politica. ‘ Queste in Türkiye sono vive e incarnate da tutti. La differenza più marcata è, secondo me, proprio questa: in Türkiye i figli del popolo, non solo raggiungono i vertici del potere, ma proprio perché conoscono la vita e vivono quotidianamente le tradizioni, possono incarnare e guidare il proprio Paese.’

E su queste analisi ringraziamo il Dottor De Renzi per contribuire ad arricchire il nostro bagaglio culturale offrendoci ulteriori spunti di riflessione.

A cura di Valeria Giannotta



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