Turchia chiama Italia

Quelle infinite passioni per l’Italia e la Turchia – Nazlı Birgen

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Turchia chiama Italia

 

‘Che la piu’ grande squadra sia il Beşiktaş e che io ne sia una tifosa sfegatata deve essere scritto come prima cosa!’, ironizza Nazlı Birgen durante il nostro aperitivo virtuale accomagnato da buon vino e formaggi italiani, altra sua grande passione. E’ come se ci conoscessimo da molto, la sua voce chiara e squillante infonde calma e un grande senso di accoglienza, per cui le parole sgorgano spontanee. Nazlı parla un italiano perfetto, pulito, senza alcuna contaminazione, anzi a volte si scorge una lieve inflessione toscana. E su questo non c’e’ certo da stupirsi, dato che Firenze ha un posto speciale nel suo cuore. E’ la citta’ dove ha scelto di andare per imparare  l’italiano, seguendo le orme del padre che, appassionato dell’Italia, le ha trasmesso questo interesse. Come figlia innamorata del proprio genitore, sentendolo spesso parlare in italiano e rimanendo affascinata dal suono della lingua, oltre che dall’affiatamento degli amici e colleghi italiani, dopo la laurea in Sociologia presso l’universita’ Boğaziçi di Istanbul, decide di partire per l’Italia. ‘Quello con Firenze e’ stato un amore a prima vista. Frastornata da tante bellezza mi sono chiesta: ‘Cosa ho vissuto prima?’’, racconta Nazlı, ‘I miei insegnanti di italiano erano molto simpatici, io chiacchieravo addirittura con i muri e, pur di parlare, inizia a frequentare un pub di metallari, che furono i miei primi amici’. Allo scadere dei quattro mesi di permanenza, il coinvolgimento verso la citta’, l’Italia e la sua cultura e’ talmente grande che Nazlı trova scuse per rimanere, aggiungendo corsi di storia dell’arte, di cucina e di ogni altro tipo, pur di arricchire il pacchetto di formazione e avere cosi’ la possibilita’ di estendere il visto per il permesso di soggiorno. Passa un anno e la giovane Birgen decide di iscriversi al corso di laurea specialistica in Sociologia dell’arte, benche’ fosse consapevole degli impedimenti nel riconoscimento degli esami sostenuti in Turchia. Tuttavia, come spesso accade, il destino si mette di mezzo e sconvolge i piani. E’ il 2004 quando Nazlı torna a Istanbul per stare vicina alla famiglia e al padre che purtroppo poco dopo la lascia. ‘Sentivo come se dovessi l’Italia a mio padre; l’Italia era qualcosa che avevamo in comune e in quel momento ci legava ancora di piu’, confida, spiegando della sua nuova partenza. ‘Ho iniziato a lavorare nel settore della ristorazione, che poi ho capito essere il mio sogno. Avendo realizzato che il percorso specialistico non era fattibile, mi sono iscritta al corso triennale in lingue e letterature straniere, dedicandomi allo studio dell’inglese e dello spagnolo’. Sebbene le sfide non siano mancate, si apre cosi’ una nuova pagina nella vita di quella che oggi e’ una nota traduttrice e interprete. ‘In quel momento per me lo scoglio piu’ grande furono gli esami orali all’universita’, superata la paura iniziale non ebbi particolari problemi, anzi mi servirono come base per il lavoro di interpretariato’, specifica Nazlı che, laurandosi con la lode, si e’ poi abilitata per l’insegnamento della lingua italiana a ogni livello. Per mantenersi ha lavorato nelle  fiere e per alcune aziende che operano in Turchia finche’ un’amica un giorno le segnala un annuncio dell’Ambasciata turca in Italia. Dopo un colloquio viene chiamata per seguire la visita di Stato dell’allora Presidente della Repubblica Gül e con sopresa scopre che si tratta di un incarico di traduzione simultanea. Da quel momento in poi inizia a lavorare su incarico per l’Ambasciata, seguendo quasi tutte le missioni. ministeriali e parlamentari turche in Italia. A seguito degli sfortunati eventi che coinvolgono la Turchia, incluso il tentato golpe del 2016, la mole di lavoro aumenta, parallelamente si specializza sulla progettazione europea e offre consulenze per partneriati. Partecipa anche ad eventi culturali e cinematografici, avviando collaborazioni uniche nel loro genere. ‘Quello con Ferzan Özpetek non lo definerei ‘lavoro’; lui e’ una persona molto speciale dal punto di vista umano. Ci siamo conosciuti al Film Festival turco ‘Mamma li Turchi’, quando sono stata chiamata per assistere gli attori e i registi turchi in conferenza stampa’, rivela Nazlı che, con una certa riservatezza, aggiunge: ‘Nel 2016 mi ha richiamata a Roma per lavorare alla traduzione del suo film ‘Rosso Istanbul’, che e’ stato girato in Turchia, ma montato in Italia. Mi sono occupata della traduzione per i girati in turco, che il montatore poi selezionava e montava. Abbiamo lavorato otto ore ogni giorno, per quattro mesi: e’ stata la mia prima permanenza lunga a Roma’.Ma non e’ tutto, Nazlı Birgen vanta un curriculum ricchissimo anche nell’ambito delle missioni archeologiche in Turchia, tra cui spiccano quelle diretta dalla Professoressa Mazzoni a Uşaklı Hoyuk (Yozgat); dal Prof. Marchetti a Gaziantep e dalla Prof. Pucci ad Hatay. Dato il suo grande spessore professionale e umano, molte e importanti sono le traduzioni di opere letterarie da lei curate. Non c’e’ da stupirsi, dunque, che per la sua traduzione in turco de La Coscienza di Zeno, edito dalla casa editrice Aylak Adam, la dottoressa Birgen sia stata la vincitrice di un premio molto ambito del Ministero per i beni e le attivita’ culturali e per il turismo della Repubblica Italiana. Come si legge nelle motivazioni: ‘(...)  La flessibilita’ caratteriale di Zeno, cifra della scrittura, si fa segno sensibile, strutturante della versione turca di Nazlı Birgen. La lingua da lei adottata sorregge e veicola la finzione di una leggerezza che imprime forme e sfumature al turco adottato, aperto a recepire e trasmettere altre tradizioni scrittorie. Tale dunque la funzione estetica ed etica svolta con diligenza e sensibilita’  dalla traduzione di Nazli Birgen’. E’cartemente un grande orgoglio sia per l’Italia che per la Turchia annoverarla tra i propri cittadini, soprattutto per il contributo a diffondere cultura e costruire ponti tra i due Paesi. In fondo, e’ anche la commistione degli elementi turchi ed italiani a fare di Nazlı un animo gentile e poliedrico. Nella sua genunita’ convivono sia tratti tipicamente italiani, come il parlare e gesticolare molto, che quelli melodrammatici, piu’ propriamente turchi, oltre che il grandeamore per la cucina. ‘Se la pasta non e’ al dente, litigo!’, ammette con un gran sorriso, ‘In Italia ho imparato a rimanere seduta a tavola a lungo, a differenza della Turchia dove si tende a fare tutto velocemente. Amo il fatto che l’Italia preservi la diversita’ tra le cucine, il clima, il patrimonio:sembra l’insieme di venti paesi in uno. Qua ho imparato ad apprezzare l’essenziale e i sapori autentici’, chiosa. E subito dopo aggiunge: ‘Della Turchia mi manca la colazione, che in Italia trovo molto povera. E mi manca quella connotazione ‘esnaf’ (artigiana) anche nei piccoli centri’. Per non parlare del fatto che a Istanbul Nazlı non saltava nemmeno un appuntamento allo stadio al seguito del suo Beşiktaş, una passione che nessun’altra squadra potra’ mai rimpiazzare. E noi, contagiati da cotanta veracita’, non possiamo che tifare per Nazlı Birgen e ringraziazarla per il suo importante contributo nei rapporti italo-turchi. Yaşasın Nazlı!

 

A cura di Valeria Giannotta

 



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