Turchia chiama Italia

La sinfonia turca di Marco Morrone

1441367
Turchia chiama Italia

Anche quest’anno il 20 giugno si e’ celebrata la Giornata Internazionale del Rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite per onorare i rifugiati in tutto il mondo, ricordando la forza e il coraggio delle persone costrette a fuggire dal loro paese d'origine perche’ in conflitto o perche' soggette a persecuzioni. Questo tema e’ molto sentito in Turchia dove, sin dallo scoppio delle ostilita’ in Siria, hanno trovato riparo piu’ di 3.6 milioni di siriani. Un numero sicuramente importante, a cui si aggiungono i circa 400mila rifugiati provenienti da altri tormentati contesti. Un Paese dal cuore grande, dunque, che davanti a un problema di queste dimensioni ha saputo organizzarsi, dando prova, grazie allo spirito di ospitalita’ e fratellanza del suo popolo, che la questione dell’immigrazione puo’ essere gestita ed affrontata in modo esemplare. Da tempo ormai la Turchia, anche con il supporto della comunita’ internazionale e locale, ha promosso progetti di sensibilizzazione verso questa tematica. Da ultimo, la scorsa settimana si e’ tenuto il Festival Internazionale del Cinema sull’Immigrazione, che ha riscosso un ampio successo. Le continue iniziative dimostrano la contingenza di un tema che tocca da vicino molti e che nella sua multidimensionalita’ e’ trattato a diversi livelli. Marco Morrone, musicista e direttore d’orchestra, da anni residente ad Ankara, ha dedicato molta attenzione ai rifugiati, facendosi promotore di diversi progetti e ideando la ‘Sinfonia dei Migranti’, un’opera in due atti, con stampo operistico tradizionale a cui si aggiungono strumenti etnici, che presto verra’ messa in scena. L’idea e’ sorta quasi per caso grazie alla sinergia di un gruppo di amici professionisti che lo hanno esortato a mettere in musica la questione migratoria. E’ bastato un semplice  ‘Marco, scrivi qualcosa sui migranti’ per iniziare a comporre.  E cosi’, lavorando tutti i giorni con Libretto e musica e’ nata l’opera. ‘’La Sinfonia dei Migranti’ ha per me un significato enorme, la devo alla Turchia’, spiega il Maestro Morrone.  ‘Potrei raccontare tanti episodi che mi hanno dato ispirazione e posso affermare che tutti sono legati al mio vissuto - il vissuto di un Italiano migrato in Turchia. Voglio lodare, elogiare cio’ che mi sta attorno’, puntualizza con decisione. ‘Ho imparato qui a pensare cosi’. Ho visto che qui, i turchi, se vogliono fare una cosa, la fanno punto e basta. C’é da spostare una montagna? La spostiamo. Qua niente é impossibile’, afferma risoluto. Gia’ nella sua etimologia il termine ‘sinfonia’ riporta al concetto positivo di unione, cosi’ la ‘Sinfonia dei Migranti’ mira a unire. In greco ‘symphonia’ significa ‘insieme’, ‘accordo di suoni’ ed e’ proprio questo concetto che rende straordinaria la produzione di Marco Morrone. ‘Facciamo qualcosa insieme, come essere in quel flusso dai suoni armoniosi, essere immersi in quel sentimento di empatia, amore, vita, paure ed altro. La sinfonia appunto, quella dei migranti. Anche io sono un migrante, come i miei colleghi compositori, come te; le farfalle sono dei migranti, il mare é un migrante (il padre dei migranti), chi muore é un migrante.’, specifica l’autore, facendo riferimento ad alcuni elementi presenti nella sceneggiatura. Nel suo repertorio, tuttavia, vi e’ molto altro, inclusi diversi progetti sui rifugiati. Tra questi, il Refu Jam Project, che mira a sensibilizzare, prestando attenzione alle persone in difficolta’ che, seppur provvisoriamente, condividono lo stesso territorio. In fondo, sottolinea Morrone: ‘ Refulgeo in latino significa ‘brillare’, da qui  ‘Refu’ , che sta anche per ‘Refuel’- ‘rifornimento’, nel senso che da questa varieta’ di culture, da questa opportunita’, possiamo trarre vantaggio, creando una strada nuova. ‘Jam’ sta invece per ‘misto’; la marmellata é qualcosa di buono che unisce elementi diversi; se ci piace, la mangiamo, non stiamo a chiederci di cosa é fatta. Le Jam Session in America erano momenti di incontro tra musicisti di strada. Si incontravano e suonavano, non si chiedevano piu’ di tanto da dove venivano. Anche noi del Refu Jam Project vorremmo suonare insieme, vorremmo fare un Coro ed Orchestra (Refu Jam Choir and Orchestra Project) composto da tutte le cittadinanze e nello stesso tempo senza cittadinanza. Un coro e orchestra cittadino del mondo’, specifica Marco con estrema genuinita’.  Fraternita’ e superamento delle barriere sono, infatti, i suoi principi cardine che, portati in musica, vogliono ricomporre le divisioni e unire. Questi sono alcuni dei messaggi  racchiusi anche nella sua nuova canzone ‘La Ricorrenza’ che ripercorre molto dell’esperienza personale dell’autore. E' un momento di riflessione ispirato dall’emergenza pandemica che tutti noi ci siamo trovati a vivere. ‘Non potevo rimanere silente. Uno dei significati nascosti della “Ricorrenza” é anche questo: malattie, epidemie, che hanno dilaniato l’umanita’, sono ahimé sempre esistite. In questo senso é qualcosa che ricorre’, spiega Morrone, ricordando che  quest’anno sono otto anni dal suo arrivo ad Ankara. Anni pieni di tutto, di vita e di esperienze lavorative. Otto anni di musica, di corsi gratuiti destinati ai rifugiati, di concerti, di produzione e di momenti di condivisione, di gioia e senso della famiglia. In questo spirito e’ stato fondato l’Ankara International Choir  che, coinvolgendo dapprima ragazzi siriani e iracheni, grazie alla collaborazione con la Prof.ssa Nuran Savaşkan Akdoğan dell’Universita’ di Ankara e di altri partner quali IOM, UNHCR, SHOM e la municipalita’ di Keçiören, ha realizzato un concerto unico nel suo genere. Diverse persone, dalle nazionalita’ piu’ disparate, unite dalla musica, sono salite sullo stesso palco per lanciare un messaggio di solidarieta’.  L’Ankara International Choir oggi si incontra settimanalmente e le sinergie createsi sono alla stregua di una vera e propria famiglia. Questo e’ il potere salvifico della musica che per Marco Morrone e’ una vocazione oltre che una continua fonte di ispirazione. ‘Per me la musica é punto di contatto con il Divino. E’ un passaggio filosofico di contatto con il mondo soprannaturale. E’ un fluido che ha un potere enorme. Puo’ metterci tutti in connessione, indifferentemente dalla nostra lingua, cultura, religione, provenienza, eta’, stato di salute, posizione geografica ed altro. In Turchia ho scoperto un nuovo mondo. Nuova musica. Nuovi suoni, nuovi strumenti, nuova lingua, nuovi ritmi. E’ stato un arricchimento enorme ed inaspettato’, afferma orgoglioso. E da questo incontro inaspettato si sono aperte prospettive importanti ed esperienze professionali di grande rilievo. Marco si e’ esibito in diverse sedi prestigiose, dall’Ambasciata di Italia al Conservatorio Hacettepe di Ankara; con il coro del Ministero della cultura turca, Çoksesli Korosu; presso diverse residenze diplomatiche; al teatro dell’opera di Ankara e di Istanbul; al Festival Internazionale di Istanbul e quello di Aspendos;  presso la Gelibolu Senfonisi; all’Ankara Palas su invito della Yıldırım Beyazıt Üniversitesi; dal Programma Radiofonico TRT 3 di Neşe Tartanoğlu al Museo Erimtan e, infine, all’orchestra presidenziale. L’elenco e’ davvero vasto e sarebbe ancora piu’ corposo se si considera che il Maestro e’ stato anche direttore d’orchestra straniero presso il Teatro dell’Opera di Samsun, con il quale ha realizzato otto rappresentazioni.  ‘Mi sono sentito apprezzato, ho notato che intorno a me c’era interesse. Proprio perché venivo dall’Italia e sono un direttore d’orchestra, compositore e pianista. Questo mi ha onorato e mi ha dato coraggio e fiducia’, confida Marco, non nascondendo la propria riconoscenza verso il Paese che lo ospita. ‘Ho cominciato ad amare ben presto la Turchia, la loro lingua, le loro tradizioni e modi di vivere che sono diventati anche i miei. Spero di continuare a lavorare in Turchia. Questo Paese mi ha dato tanto ed anche io vorrei dargli qualcosa in cambio’, chiosa fiducioso, rimarcando che Ankara, Istanbul e Samsun, citta’ dove ha lavorato, sigillano un legame speciale. ‘Ankara é diventata dopo otto anni un luogo che mi fa sentire a casa. Quando rivedo la collina di Turan Güneş e le montagne sullo sfondo, non posso evitare di emozionarmi. Mi sento a casa, e’ una sensazione speciale. Le spiagge grandi di Samsun mi fanno pensare alle spiaggie di Termoli, il mio amatissimo luogo natio. Istanbul, é un posto magico. Ho sentito questa magia, questo magnetismo, ogni volta che con il vaporetto attraversavo il Bosforo’ afferma con il sorriso di chi non solo ha imparato a conoscere la Turchia, ma si e’ calato nel suo quotidano. Un senso di appartenenza naturale cosi’ come spontaneo e’ il desiderio di Marco di ottenere la cittadinanza turca, ipotesi che sta valutando anche per ragioni lavorative. ‘Mi piacciono molto i turchi per il loro modo di parlare. Schietto, diretto, nascosto a volte. Mi ci trovo benone. Adoro parlare con loro. Io provengo da un luogo- Termoli- dove sono passati anche loro.  Chissa’, se andassi ad indagare nelle generazioni passate in Molise, magari sono gia’ turco anche io! Ne sarei sicuramente fiero’, ammette con un’innata e contagiosa serenita’. Certi che anche gli amici turchi lo considerino qualcosa di piu’ di un semplice dost,  attendiamo impazienti la messa in scena delle sue opera, ringraziando il  Maestro Morrone per ogni contributo nell’abbattere barriere e creare ponti. La musica come prassi per l’inclusione e la condivisione, oltre che espressione dei battiti interiori. Lo insegna anche Rumi , ‘Müzik Allah’ın dilidir’, 'la musica e’ il linguaggio del Divino’.

 

A cura di Valeria Giannotta

 

YanıtlaYönlendir



NOTIZIE CORRELATE