Marò, Italia chiede rilascio Girone mentre India cerca migliori rapporti Ue

Nel suo intervento davanti al Tribunale dell'Onu nella prima giornata di udienza il rappresentante dell'Italia, l'ambasciatore Francesco Azzarello, ha garantito che Girone tornerebbe eventualmente in India per il processo a conclusione dell'arbitrato.

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Marò, Italia chiede rilascio Girone mentre India cerca migliori rapporti Ue

L'AJA (Reuters) - L'Italia oggi ha chiesto ai giudici del Tribunale arbitrale internazionale dell'Aja di ordinare all'India il rilascio del marò Salvatore Girone, alcune ore prima della partecipazione del premier indiano Narendra Modi a un vertice a Bruxelles.

Nel suo intervento davanti al Tribunale dell'Onu nella prima giornata di udienza il rappresentante dell'Italia, l'ambasciatore Francesco Azzarello, ha garantito che Girone tornerebbe eventualmente in India per il processo a conclusione dell'arbitrato.

"Un essere umano non può essere usato come garanzia della condotta di uno stato", ha spiegato Azzarello, precisando che data la lunghezza degli arbitrati Girone rischia di restare detenuto senza un capo d'accusa per sette-otto anni, a centinaia di chilometri dalla moglie e dai due figli ancora piccoli.

L'India spera che il vertice di Bruxelles porti un miglioramento nelle relazioni con l'Ue e serva a convincere Roma a non opporsi al suo ingresso in un importante gruppo internazionale sulla tecnologia missilistica. L'anno scorso il veto italiano fece naufragare la cosa.

I fucilieri di Marina Girone e Massimiliano Latorre sono accusati di aver ucciso nel 2012, al largo del Kerala, due pescatori indiani che avrebbero scambiato per pirati, durante una missione a bordo della petroliera Enrica Lexie.

Latorre è stato rimpatriato per motivi di salute nel 2014, e potrà restare in Italia fino al prossimo 30 aprile.

Il Tribunale del mare di Amburgo ha ordinato la scorsa estate a Italia e India di sospendere qualsiasi forma di giurisdizione finché non si sarà pronunciato il Tribunale arbitrale istituito presso la Corte di arbitrato all'Aja, a cui le autorità italiane hanno chiesto di autorizzare i marò a restare in patria per tutta la durata della procedura arbitrale.

Roma ha già indennizzato le famiglie dei pescatori, pur senza riconoscere la responsabilità dei due marò.



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