Regionali, 5 a 2 per centrosinistra, che perde la Liguria

Questo il risultato delle elezioni Regionali di ieri, che vedono ora il centrosinistra governare in 17 regioni su 20, ma il Partito democratico di Matteo Renzi ha perso complessivamente voti e lo slancio delle ultime Europee.

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Regionali, 5 a 2 per centrosinistra, che perde la Liguria

ROMA (Reuters) - Il centrosinistra conserva la guida di Toscana, Umbria, Marche e Puglia, conquista la Campania, ma cede la Liguria al centrodestra, che si conferma alla guida del Veneto.

Questo il risultato delle elezioni Regionali di ieri, che vedono ora il centrosinistra governare in 17 regioni su 20, ma il Partito democratico di Matteo Renzi ha perso complessivamente voti e lo slancio delle ultime Europee.

"Il risultato del voto delle regionali è molto positivo, oggi sono cinque le regioni guidate dal Pd e dal centrosinistra. Si è passati in un anno dal 6 a 6 ad un sonoro 10 a 2 sul centrodestra. Dopo il voto di ieri andiamo avanti, dunque, con ancora maggiore determinazione nel processo di rinnovamento del partito e di cambiamento del Paese", ha commentato in serata il presidente del Consiglio Matteio Renzi di ritono dall'Afghanistan, dove si è recato a visitare i nostri militari.

Nessuna influenza sul governo e la sua attività, secondo il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan: "La stabilità e la credibilità del governo non sono minimamente messe in discussione. Il governo continuerà con il suo programma di riforme a partire dai rimanenti decreti attuativi del Jobs act e dalla legge sulla scuola".

A livello di liste, il Pd scivola ben al di sotto dei massimi del 41% di un anno fa, mentre la Lega supera Forza Italia e il M5s si consolida come secondo partito.

"Ieri gli italiani hanno deciso che il programma alternativo a Renzi è la Lega. Renzi si può battere, sono pronto a sfidarlo con compagni di viaggio attendibili", ha detto il leader leghista Matteo Salvini.

Luigi Di Maio, grillino, sottolinea che il movimento è una forza imprescindibile della politica italiana: "Credevano fossimo un fuoco di paglia. Ma il Movimento è di sana e robusta costituzione".

L'affluenza alla urne è stata del 53,9%, in calo rispetto alle ultime consultazioni.

In Liguria vince il centrodestra con Giovanni Toti, braccio destro di Silvio Berlusconi, che con il 34,5% stacca la renziana Raffaella Paita (27,8%). I vertici democratici imputano la sconfitta nella loro roccaforte alle divisioni della sinistra, che hanno portato ex Pd a schierare un candidato alternativo alla Paita.

Conferma in Veneto per il centrodestra, con Luca Zaia, governatore leghista uscente che supera il 50%, e per il Pd in Toscana dove Enrico Rossi va oltre il 48%. Anche le Marche vanno al centrosinistra con Luca Ceriscioli (41%).

Riconferma, ma più sofferta, in Umbria per Catiuscia Marini del Pd, con il 42,78%, dopo un testa a testa con Claudio Ricci, centrodestra, al 39,27%.

In Campania l'ha spuntata Vincenzo De Luca del Pd (41,1%); secondo il governatore uscente del centrodestra Stefano Caldoro (38,4%). Ma per l'ex sindaco di Salerno, "impresentabile" secondo la lista della commissione Antimafia, si aprirà da domani la questione della decadenza legata alla legge Severino.

In Puglia infine, vince Michele Emiliano del Pd, con oltre il 47%, seguito da Antonella Laricchia del M5s con il 18%, mentre Francesco Schittulli, sostenuto dai dissidenti "fittiani" di Forza Italia e da Ncd è in terza posizione, staccata Fi.

Per il premier Renzi questo risultato pone diverse insidie nella gestione del partito ed azione di governo.

Oltre al ridimensionamento nel voto di lista del Pd, in parte dovuto alle "liste del presidente" come in Puglia, la sconfitta in Liguria e l'affermazione in Campania e Puglia di candidati non vicini a Renzi potrebbe riacutizzare lo scontro con la minoranza interna.

"Renzi deve cambiare radicalmente rotta, non a chiacchiere. A cominciare dalla scuola", ha commentato il dissidente Pd, Stefano Fassina.

 


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