AGENDA: “I PERDENTI DELLA GUERRA A GAZA”

Vi presentiamo le valutazioni sull'argomento dello scrittore, direttore degli Studi sulla Sicurezza, presso SETA, il prof.dott. Murat Yesiltas…

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AGENDA: “I PERDENTI DELLA GUERRA A GAZA”

Seppure Israele esca dalla guerra di Gaza con una vittoria militare, è il perdente della guerra. A causa della sua pesante campagna di guerra contro Gaza intrapresa a partire dal 7 ottobre, Israele ha fallito o ha scelto di non sfruttare la più grande opportunità storica che ha avuto dalla sua fondazione. Oggi Israele si trova ad affrontare una crisi di sicurezza ontologica e una profonda ansia da status che non aveva mai vissuto dal 1948. 

In seguito al 7 ottobre, Israele è perdente su molti fronti e dovrà conviverci per gli anni a venire. Una delle prime conseguenze strategiche del 7 ottobre riguarda la sicurezza. Da un punto di vista militare, la dottrina di sicurezza di Israele ha quattro pilastri. Il più importante è la deterrenza militare. La deterrenza è l'arma più importante di un Paese prima della difesa. Gli attacchi del 7 ottobre e la debolezza dell'esercito israeliano in termini di sostenibilità della guerra hanno portato al crollo del mito della deterrenza. Un altro elemento è l'allarme precoce. L'allarme precoce si basa sulla superiorità delle capacità di intelligence di un Paese di anticipare la linea d'azione del nemico. Il 7 ottobre, proprio come nel 1973, ha dimostrato che la capacità di l'allarme precoce di Israele è tutt'altro che perfetta. Un altro elemento della dottrina di sicurezza israeliana è la difesa. La difesa è l'insieme delle capacità dell'esercito di agire come forza primaria di difesa in una situazione in cui la deterrenza non funziona e si verifica un'aggressione. Non solo l'esercito israeliano non ha adempiuto alla sua missione di difesa il 7 ottobre, bensì ha anche faticato a combattere a Gaza come un vero esercito. Il quarto pilastro della dottrina della sicurezza è la vittoria assoluta. Una vittoria decisiva è una vittoria militare inequivocabile che rende impossibile al nemico riorganizzarsi e attaccare di nuovo. Sebbene l'obiettivo strategico della guerra di Israele a Gaza sia stato dichiarato essere la distruzione di Hamas, è diventato chiaro che questo non potrà realizzarsi. Per questo motivo, l'amministrazione Netenyahu ha cambiato la sua strategia, passando dalla "distruzione" all'indebolimento di Hamas.

Le nuove dinamiche della guerra convenzionale e il cambiamento dell'ambiente di guerra, nonché le nuove dinamiche causate dal cambiamento degli attori e della natura della guerra, sollevano dubbi sul fatto che la deterrenza di Israele possa effettivamente funzionare nel Medio Oriente del futuro.

Le perdite di Israele non si limitano a quelle militari. Un Paese non può comportarsi come un normale membro delle relazioni internazionali quando i fattori sottostanti che alimentano i suoi interessi e le sue paure sono più religiosi che razionali e mondiali. DAESH ne è un esempio. Il terreno che alimenta i suoi interessi e le sue paure è religioso piuttosto che mondiali. Di conseguenza, non si sente vincolato da alcuna regola.  Gli attacchi di Israele a Gaza, che non rispettano il diritto di guerra, hanno trasformato Israele in uno Stato che agisce al di fuori del diritto internazionale. Il "genocidio di Gaza" dopo il 7 ottobre ha chiaramente trasformato Israele in uno Stato che commette un genocidio. Questa è una tragedia storica e sarà parte integrante della reputazione internazionale di Israele in futuro. I numerosi riferimenti religiosi alla guerra da parte del governo Netenyahu e dei suoi sostenitori rivelano un problema molto più profondo. Dimostra che il presunto regime politico laico di Israele è una vuota retorica; peggio, dimostra che Israele è un Paese mesiano. Di conseguenza, la guerra di Gaza ha portato alla codificazione di Israele come un Paese radicale che non può legarsi alle regole del diritto internazionale e religiosizzazione della guerra. Di fatto, le manifestazioni anti-israeliane a sostegno della Palestina su scala globale causano l'isolamento di Israele su scala globale.

In quanto Stato radicale che non è vincolato da regole e attribuisce sacralità alle sue azioni, un'altra perdita per Israele è la perdita della sua stessa società. Il 7 ottobre ha scosso radicalmente il senso di sicurezza di Israele non solo come Stato ma anche come società, e l'inquadramento storico degli attacchi in termini di "Olocausto" è servito ad approfondire l'insicurezza e le ansie sociali. La violenza della risposta militare israeliana agli attacchi ha ulteriormente ampliato e rafforzato il sentimento globale anti-Israele, che ha portato alla trasformazione della comunità ebraica in una comunità di ansiosi su scala globale. Lo stesso governo israeliano è responsabile di questa situazione. Di conseguenza, si è trasformato in un Paese che approfondisce le preoccupazioni della propria società a causa delle sue pratiche, non in un Paese che le elimina.

Un'altra perdita importante a questo punto è che Israele si trasformerà in un Paese che si sta gradualmente allontanando dalle pratiche democratiche per diventare autoritario sull'asse dell'estremismo. La normalizzazione della politica e della società non è possibile in un Paese in cui la dinamica di base della politica è quella di essere costantemente superiore all'altro e di sopravvivere. Il processo che Israele seguirà dopo il 7 ottobre sarà simile. In questo contesto, la vita politica in Israele si radicalizzerà, i discorsi politici diventeranno più duri e la sfera pubblica sarà ristabilita sull'asse dell'identità nazionalista ebraica. Questa situazione spingerà Israele in un campo ancora più duro sulla questione palestinese e la soluzione a due Stati diventerà impossibile.

Oltre alle perdite militari, politiche e sociali, la perdita più significativa per Israele è la sua posizione geopolitica su scala regionale. La normalizzazione regionale precedente al 7 ottobre ha creato un'opportunità strategica per Israele di superare il suo storico isolamento. Tuttavia, la visione di Israele della questione palestinese come un gioco a somma zero in cui vince solo lui e il suo atteggiamento ostile nei confronti degli attori regionali hanno portato al suo isolamento. Molte opportunità strategiche, tra cui la normalizzazione arabo-israeliana, i progetti economici regionali e i partenariati energetici, hanno cessato di essere un'opportunità a causa di Gaza. Non sarà facile ricreare quest'area di opportunità. Questo processo o indurrà Israele, in particolare in Siria e in Libano, o intrappolerà Israele in un'equazione regionale in cui dovrà scendere a compromessi.

In conclusione, gli attacchi di Israele a Gaza e la sua violenza sproporzionata hanno portato alla perdita della sua politica, della sua società e della sua già scarsa immagine regionale e globale.  Israele è un Paese più isolato e insicuro in Medio Oriente rispetto al passato.



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