Turchia chiama Italia

Mustafa e Munzir, la loro nuova vita tra Turchia e Italia

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Turchia chiama Italia

In questi anni, le colonne di Turchia chiama Italia hanno raccontato di persone e aneddoti che aggiungono bellezza ai gia’ ottimi legami che uniscono i due Paesi e i loro popoli. Oggi c’e’ una storia che piu’ di tutte merita di essere diffusa per il suo lieto fine, simbolo sia di profondissima resilienza e importante ripartenza, che del grande cuore di Italia e Turchia. Munzir e Mustafa, padre e figlio di 35 e 6 anni, seppur nelle rispettive giovani vite, hanno un’ingombrante eredita’ alle spalle, fatta di tragiche sofferenze che, pur privandoli di alcune capacita’ fisiche, non sono riuscite a sottrarre la speranza. Il bagaglio che sia padre che figlio portano con se’ contiene tutto il peso che una guerra puo’ arrecare. Il loro paese di origine e’ la Siria, per lunghi anni vittima di un terribile conflitto che ha spezzato troppe vite e spinto altre a migrare oltre confine, principalmente in Turchia. Qui hanno trovato riparo circa 4 milioni di siriani, Mustafa e Munzir sono tra loro. A causa del conflitto, Munzir ha perso un arto inferiore e il piccolo Mustafa e’ nato con gravi malformazioni da ricondurre all’uso di gas nervino, che avrebbe impattato sulla gravidanza della mamma Zeynep. Le loro disabilita’, tuttavia, diventano secondarie davanti ai grandi occhi e ai sorrisi che illuminano entrambi i volti. Il fotografo turco Mehmet Aslan con grande discrezione e’ riuscito a catturare il loro abbraccio durante un momento di gioco; un frammento di vita quotidiana che nella propria semplicita’ racchiude tanti particolari che le parole non sarebbero in grado di sintetizzare adeguatemente. La modestia di un cortile, la grandezza di un padre che, andando oltre il proprio disagio fisico, afferra il piccolo corpo del proprio bambino come a farlo volare verso un futuro migliore, proteggendolo e accompagnandolo nel presente. E lo sguardo di intesa, profondo e divertito,  li erge a invincibili supereroi perche’, se  l’unione fa la forza, il grande potere e’ il loro disarmante sorriso.  Portato al concorso fotografico internazionale di Siena ( Siena International Photography Award), nel 2021 questo scatto, intitolato ‘Hardhsip of Life’, e’ stato premiato ‘Foto dell’Anno’. Non poteva essere altrimenti. Tuttavia, la carica emotiva che ha pervaso l’osservatore e’ andata ben oltre il riconoscimento e l’attestazione di stima verso l’autore. Da subito, sempre all’interno della cornice del contest fotografico, e’ partita una campagna di solidarieta’ volta a raccogliere fondi in supporto di Mustafa e suo papa’. In poco tempo, la piattaforma GoFundMe ha registrato 100 mila euro, utili a fornire cure e interventi adeguati per riscattarli del male subito. Mentre la raccolta fondi e’ ancora aperta, Munzir,  Mustafa e la loro famiglia il 21 gennaio scorso sono arrivati in Italia: staranno a Siena in una nuova casa messa a disposizione dalla Caritas. La’ trascorerreano il periodo di quarantena previsto come da regolamento anti-covid per chi proviene dalla Turchia per poi essere condotti al Centro Protesi Vigorso di Budrio, nei pressi di Bologna, dove riceveranno le cure necessarie per iniziare appieno la nuova vita. Alla loro partenza da Ankara la corrispondente RAİ Lucia Goracci, bravissima professionista dotata di grande tatto e sensibilita’, durante un servizio del TG in prima serata si e’ collegata con l’Italia salutando Mustafa ed estendogli il grande abbraccio di milioni di italiani. Lo stesso che hanno trovato ad accoglierli a Roma all’atterraggio del loro volo Turkish Airlines. ‘Dietro i momenti bui, ci sono tanti soli’, scriveva il filosofo Jalāl ad-Dīn Moḥammad Rūmī  , e cosi’  mentre un grande sole ha indirizzato  le vite della famiglia di Mustafa verso la Turchia, un altro, complementare per cuore e sentimenti, li ha portati in Italia. Pieni di gioia ed emozione, non possiamo che augurare loro ogni bene. Ed è proprio il caso di dirloGeçmiş olsun!

 

Viva Mustafa e Munzir, Viva la vita e i sorrisi che disarmano!

 

A cura di Valeria Giannotta



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