Turchia chiama Italia

La grandezza di Italia e Turchia spiegata da Sevim Aktaş, Direttrice dell’Istituto Yunus Emre di Roma

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Turchia chiama Italia

A capo dell’Istituto Yunus Emre di Roma, la Direttrice Sevim Aktaş, al di la’ del suo ruolo professionale, e’ una vera e propria conoscitrice dell’Italia, un Paese dove vive da circa venti anni. Prima del suo incarico istituzionale ha  lavorato a lungo all’Università Orientale di Napoli in qualità di lettrice e ho avuto diversi incarichi di docenza negli istituti  e scuole di Roma, oltre ad occuparsi di  interpretariato,  consulenza,  traduzioni, tra cui quella di un libro. Un percorso intenso ed interessante che l’ha naturalmente condotta ad essere il primo punto di riferimento nella costruzione di ponti culturali tra la Turchia e l’Italia, anche grazie alla sua peculiare predispozione per le lingue e conoscenza dell’italiano. ‘In realtà non ho studiato l’italiano; sono un’autodidatta. Ho imparato l’italiano facilmente perchè avevo studiato francese e nell’ambito lavorativo  fin dall’inizio ho dovuto utilizzare  sempre l’italiano, questo mi ha aiutato molto’, puntualizza con elegante modestia.  Riguardo alle attivita’ dell’Istituto Yunus Emre, aperto a Roma nel 2014 e molto attivo nella promozione culturale e artistica - dalla letteratura al cinema, dall’arte all’archeologia, dalla cucina alla musica- con l’obiettivo di diffondere la ricchezza del patrimonio turco, la Direttrice spiega che una colonna portante della sua istituzione e’ sicuramente  l’insegnamento della lingua turca che,  fin dall’inizio, ha riscosso un grande  interesse in Italia, non solo nei corsi in presenza, che sono limitati  alla sola citta’ di Roma, ma anche con i corsi online che abbiamo attivato subito l’inizio della pandemia, nel Marzo del 2020.  Fino adesso abbiamo avuto tante domande e continuamo a riceverne molte altre ancora’Certamente, la grande richiesta e’ segno di un crescente interesse nei confronti di un Paese amico, oltre che un forte segnale dell’importante reputazione dell’Istituto, primo punto di rifierimento per la diffusione della cultura turca nel mondo. ‘Siamo molto contenti di questo, perchè significa che il popolo italiano vuole conoscere da vicino la Turchia. D’altra parte, penso che in Italia mancava molto un punto di riferimento culturale, quindi non c’erano molte offerte in questo senso. Noi siamo un istituto giovane, ma cerchiamo di colmare questo vuoto  e offrire sempre di più al pubblico italiano’, specifica la dottoressa Aktaş, sottolineando lo strenuo impegno nella creazione di nuovi progetti e collaborazioni che coinvogano anche istituti e strutture nazionali e internazionali.  Da profonda esperta del Bel Paese, ma soprattutto alla luce dell'attivita' professionale, lo sguardo attento di Sevim Aktaş svela tanti aspetti comuni tra Italia e Turchia. ‘Gli italiani e i turchi sono due popoli molto simili in termini culturali e  sociali: prima di tutto ci piace condividere, aiutare gli altri;   accettiamo gli altri come  cittadini del mondo con un approccio molto umano e solidale’, spiega, aggiungendo un po’ del proprio vissuto. ‘Nei primi tempi in italia ho gradito molto quando un vicino di casa mi ha portato un piatto di pasta, mi sono sentita a casa. Poi mi ha sopreso quando i giovani per strada mi chiedevono se avessi una sigaretta da offrire. Cose simili sono molto piacevoli e ti fanno sentire uno di loro, è questo l’aspetto più significativo che ci accomuna: la condivisione’. Ma non e’ tutto, il modo di comunicare, incluso il gesticolare e i movimenti che accompagnano le parole sono tratti comuni cosi’ come il concetto di famiglia. ‘La famiglia  è sacra per tutti e due i popoli. Non posso non citare anche il rispetto che dimostriamo verso i piu’ grandi/anziani. E poi la cucina,  ci piace molto mangiare, è sacra anche la tavola’, afferma risoluta. Invece, parlando di differenze, la Direttrice nota degli aspetti peculiari: ‘ Noi turchi siamo un popolo un pò più timido rispetto agli italiani e  pensiamo più in senso collettivo, ragionando spesso in base alle regole sociali.  Gli italiani, invece, pensano in modo più individuale’.  Una fine osservazione a cui se ne aggiungono altre: ‘noi siamo un pò piu’ impazienti rispetto a voi italiani, che siete piu’ tranquilli e pazienti’. Inoltre, un’altra differenza e’ relativa al  modus lavorandi: ‘In italia si lavora  in un modo più concentrato e per specializzazione, ogni lavoratore è esperto in una categoria, deve fare quello e l’incarico si affida sempre  ad un esperto. Noi turchi, invece, siamo sempre disposti a fare qualcosa in modo più pratico e veloce, siamo focalizzati sul problem-solving e  quindi per noi e’ importante risolvere e finire il lavoro il più presto possibile. Se c’è qualcuno che puo’ fare un lavoro non deve essere per forza un esperto, l’importante e’ che sappia fare’, aggiunge sorridendo. E sempre riguardo all’ambito lavorativo la Direttrice Aktaş charisce: ‘Noi siamo più formali e gerarchici sopratutto nell’ ambiente di lavoro mentre in Italia non si considera molto gerarchia, c’è un aspetto più informale e amichevole, e i rapporti interpersonali giocano un ruolo importante’. Da quanto descritto, emerge nuovamente la grande complementarieta’ esistente tra due Paesi definiti da piu’ parti ‘Piu’ che semplici amici’. Su questo assunto, si sono concretizzate azioni importanti che senza dubbio hanno rinsaldato il sentimento di fiducia reciproca, testimoniato piu’ recentemente dalla grande vicinanza che la Turchia e i turchi hanno accordato all’Italia durante la pandemia. In quell’occasione l’Istituto Yunus Emre ha offerto corsi di turco gratuiti agli italiani, un piccolo gesto che ha aiutato a riscaldare i cuori di chi ha vissuto lo sgomento di quei giorni. ‘Abbiamo voluto essere vicini al popolo italiano in quel momento  e la prima cosa   che potevamo offrire era un corso di lingua online. E non solo, abbiamo attivato anche corsi gratuiti per gli studenti di turcologia delle università’, ricorda Sevim Aktaş che prosegue: ‘Io penso che le radici del nostro rapporto di amicizia siano molto solide perchè risalgono a tempi molto  antichi; basterebbe pensare al nome della Turchia che è stato dato dagli italiani. Ma non solo, la parola “Türk” e’ apparsa per la prima volta nei documenti bizantini come fonte europea. Inoltre, gli italiani sono stati i primi europei che noi turchi abbiamo conosciuto in Anatolia. La leggenda di Enea, gli Etruschi , i primi abitanti della penisola d’Italia provengono dall’Anatolia, la nostra terra comune. Perfino le leggende sulla fondazione del  primo stato romano e quello turco sono quasi identiche; si racconta ancora oggi che i primi fondatori Romolo per Roma e Tarkan per lo stato turco Göktürk sono stati salvati e allevati da una lupa. Questa non è altro che una dimostrazione di una radice culturale molto profonda.’ A cio’ si aggiungono i costanti contatti tra Veneziani e Genovesi con Turchi Selgiuchidi prima e poi con gli Ottomani,  che anche nei periodi di guerra non sono stati interrotti; anzi, si sono evoluti arrivando  fino ad oggi. Poi tanti personaggi e altrettante storie dimostrano quanto Italia e Turchia siano state vicine nel corso dei secoli: tra questi i nomi più noti sono gli artisti italiani come Bellini, Donizetti, Zanardo,  o l’architetto Raimondo d’Aranco, che nei primi anni della Repubblica ha costruito molti palazzi e monumenti. Dei tempi piu’ moderni e’ doveroso il richiamo alla soprano Leyla Gencer, che per anni ha lavorato come direttrice al Teatro La Scala di Milano e ancora oggi molti cantanti turchi di lirica seguono le sue orme, venendo in Italia. ‘Lucio Battisti e Lucio Dalla hanno regalato molte canzoni alla musica leggera turca negli anni 70-80 e il compositore e filosofo Franco Battiato si è ispirato al sufismo turco e ha composto alcuni brani su questa filosofia’, prosegue la Direttrice, soffermandosi sugli aspetti piu’ prettamente linguistici. ‘L’importanza degli scambi culturali e artistici si riscontra anche nelle parole presenti in entrambe le lingue: secondo una una ricerca, ben 450 parole della lingua turca sono di origine italiana e  la stessa cosa vale per la lingua italiana che vanta circa 250 parole di origine turca. Una di questa è il nome della famosa marca Fendi che deriva dalla parola Efendi (perchè era una famiglia mista Ottomana, Efendi significa Signore, all’epoca si utilizzava come un titolo di rispetto). Gli italiani sono stati i primi a portare la moda turca detta “Turcheria” in Europa, senza tralasciare le famose espressioni idomatiche “fumare come un turco” , “parlare  turco”, “blue turchese” ecc.’.  Al di la’ di tutto, cio’ che si evince dalle minuziose spiegazioni di Sevim Aktaş e’ che tale vicinanza e’ da ricondurre a elementi ‘organici’ riferibili alla comune appartenenza mediterranea, al reciproco passato imperiale con influenze nelle stesse aree geografiche. ‘La nostra grandezza, pero’, non è legata solo agli aspetti politici e militari, bensi alla nostra percezione di diversità, alla filosofia umanistica;  che vuol dire abbracciare tutti i popoli, religioni e accettare tutto quello che è diverso. Da questa stessa filosofia in tutte e due le nazioni sono nati due grandi poeti (diventati poeti nazionali e internazionali)  che  possiamo definire messaggeri di pace e divulgatori della filosofia umanistica: Dante e Yunus Emre.  In  questa occasione vorrei ricordare che  l’UNESCO  ha indicato il 2021 come l’anno della loro commemorazione’chiosa la massima rappresentante dell’Istituto Yunus Emre di RomaPrima di lasciarci, chiediamo un aggettivo per descirvere Italia e Turchia. ‘Per l’Italia,  “Allegra”, perchè non credo che ci sia un altro popolo cosi vivace e felice come gli italiani. Gli italiani amano la vita e la vivono con allegria.   Per la Turchia “ospitale.”, ma anche "ospitante", ritornando nella storia quante civiltà ha ospitato la terra Anatolica’. E con queste immagini piene di energia, Sevim Aktaş chiosa: ‘Grazie per avermi dato questa opportunità. Non mi rimane altro che augurarci che questa nostra amicizia millenaria  duri per sempre’. A questo punto siamo noi che ringraziamo la Direttrice per la profondita’ di osservazione e per il continuo impegno ad avvicinare sempre di piu’ due Paese gia’ uniti da profonde connessioni. Tesekkürler, Biz de arkadaşlığımızın sonsuza dek sürmesini dileriz.

 

A cura di Valeria Giannotta



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