Turchia chiama Italia

Giovanni Guidetti, le vittorie che scrivono la storia in Turchia.

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Turchia chiama Italia

In Turchia il 19 maggio ricorre la commemorazione di Atatürk, nonche’ la Giornata della gioventù e dello sport (Atatürk'ü Anma, Gençlik ve Spor Bayramı). Storicamente la festivita’ ricorda lo sbarco di Mustafa Kemal nella città di Samsun, nel Mar Nero, il 19 maggio 1919, che segno’  l'inizio della Guerra d'indipendenza turca. In piu’ discorsi lo stesso Atatürk avrebbe indicato il 19 maggio come data del suo compleanno, probabilmente riferendosi agli atti di indipendenza. Con la conclusione della guerra, fu lo stesso Padre della Turchia moderna a suggerire che questo stesso giorno fosse una festa per la gioventù. Nel 1981, in occasione del centenario della nascita di Atatürk, la festa fu poi ribattezzata "Commemorazione di Atatürk, Giornata della gioventù e dello sport". Tradizionalmente, per celebrare la giornata, i giovani praticano sport, marciano in parate, cantano e ballano mentre una corona di  fiori viene posta al Mausoleo di Ankara. Quest’anno, tuttavia, a cause delle misure atte a contenere il Covid-19, non solo ogni manifestazione e’ stata annullata, ma nelle maggiori citta’ vige  addirittura il divieto di uscire di casa.  Nel proprio piccolo, comunque, ogni cittadino celebra questo giorno, affiggendo la bandiera del Paese alle finestre o organizzandosi in attivita’ in formato ‘smart’. Condividendo questo spirito, in questa puntata ‘Turchia chiama Italia’ ospita Giovanni Guidetti, celebre campione italiano che ha militato in diversi club anche internazionali, oggi allenatore della squadra di pallavolo femminile VakıfBank e della nazionale turca.  Professionalmente, Guidetti incarna la dedizione per i giovani e  per lo sport, intesi come il futuro della nazione, con grinta, responsabilita’ e motivazione. E nel suo ambito l’allenatore modenese ha costantemente dato prova  di aver visione e che l’impegno e l’audacia producono frutti, in qualsiasi ambito e a qualsiasi latitudine geografica. E, come spesso accade, quando ci si mette il caso a voler condurre il gioco, bisogna affrontarlo e vincere.  Per lui la Turchia e’ arrivata quasi inaspettatamente circa dieci anni fa.  ‘Ero un allenatore abbastanza giovane e con tanta voglia di fare nuove esperienze; avevo fatto abbastanza bene nei miei anni con la nazionale in Italia quando ho ricevuto una proposta da VakıfBank, che all’epoca era un club ancora abbastanza piccolo.  Ho accettato volentieri. Il primo anno e’ stato abbastanza duro; pur avendo una squadra forte, non abbiamo vinto e siamo usciti al primo turno dei play off. Mi ricordo che andai dal presidente, lo ringraziai per l’esperienza e gli augurai un grosso in bocca al lupo per il futuro. Dissi che sapevo che avevamo sbagliato e di aver fallito, mi dispiaceva, ma purtroppo non si poteva tornare indietro. Il presidente, che allora era il signor Ilker Aycı, rispose: ‘abbiamo visto come lavori, ma siamo sicuri che da questa lezione imparerai qualcosa e siamo certi che non fallirai’’. Cosi’ da quella che doveva essere una semplice esperienza professionale e’ nato tutto il resto: la scalata verso il successo e un nuovo progetto di vita. ‘La squadra anno dopo anno e’ cresciuta e ha vinto tutto. Tutti ci definiscono la Barcellona della pallavolo femminile’, continua il Mister. ‘Quando ho iniziato alla VakıfBank ero anche allenatore della Germania, la nazionale con cui sono stato otto anni.Poi ho allenato per due anni l’Olanda, con cui sono andato alle Olimpiadi di Rio. Nel frattempo mi sono sposato con una ragazza turca che prima giocava al Vakıf e ora gioca al Fenerbahçe, Bahar Toksoy. Nel 2016 abbiamo avuto una bambina, Alison Yaz, e con la sua nascita mi e’ arrivata la proposta di allenare la nazionale turca’. La tappa in Turchia, dunque, si e’ ben presto trasformata in un percorso di vita. ‘Pur essendomi trovato bene in Olanda, ho fatto una scelta di vita e, anche se inizialmente molto spaventato, posso dire che ho fatto bene. In quattro anni abbiamo vinto un argento alla Volleyball Nations League (VNL), una final six alla VNL, un bronzo e un argento agli Europei e lo scorso gennaio in Olanda ci siamo qualificati per le Olimpiadi. Sono quelle cose che nascono un po’ senza pensarci. Dieci anni fa avevo addirittura pensato di rientrare in Italia...’, ammette con la modestia propria di chi sa che nelle partite piu’ imporanti bisogna essere pronti ad eventi inattesi. Come e’ ben riportato dalle cronache, la carriera del Coach e’ costellata di traguardi e successi importanti e in casa turca alcune vittorie sono certamente passate alla storia. ‘La vittoria piu’ bella e’ per me quella della prima Champions League nel 2011. In quell’anno la squadra non era cosi’ forte e in estate ebbi una proposta da altri club.  Chiesi al manager del VakifBank di rimanere con la garanzia, pero’, di una squadra piu’ competitiva. Disse che sebbene non potesse garantire un grande budget e nemmeno grandi nomi, la squadra c’era. E quella stessa squadra vinse la prima Champions League della storia della Turchia, oltre che la prima Champions della mia storia. Quella vittoria ha lanciato il Paese nel firmamento della pallavolo; oggi la Turchia e’ la nazione che investe di piu’ al mondo nella pallavolo femminile. Senza dubbio, con la nazionale turca la vittoria piu’ bella e’ quella dello scorso gennaio in Olanda: qualificarsi per le Olimpiadi con una squadra giovane, che non era nemmeno la favorita del torneo, e’ stata una delle soddisfazioni piu’ grandi della mia carriera’, afferma Guidetti, orgoglioso dei risultati e soddisfatto del lavoro che svolge. Certamente, essere allenatore in un paese straniero puo’ a volte dare alcuni grattacapi relativi, se non altro, a fattori culturali che bisogna comunque considerare per raggiungere gli obiettivi. ‘Quando alleni ad alto livello, il giocatore di alto livello non cambia a seconda della nazione. Ho una buona esperienza con diverse culture, avendo allenato in Bulgaria, Italia, Germania, America, Olanda e Turchia. Posso dire che il grande giocatore e’ grande ovunque: il campione vuole vincere sempre, vuole migliorarsi sempre; il campione non si tira mai indietro. Questo non cambia, non dipende dal passaporto. C’e’ qualche differenza, invece, nella fascia del giocatore medio.  Da quel che ho visto, il giocatore tedesco o olandese si comporta sempre come un campione, mentre il giocatore medio turco tende a fare meno e ad essere piu’ contento. Un esempio: quando andai in Germania e lasciavo il foglietto con il piano di allenamento, ero sicuro che loro avrebbero fatto tutto, se non di piu’. In Turchia se lascio il foglietto, lo prendono come un giro di riposo. Tuttavia, in Germania  mi lamentai molto perche’ e’ vero che e’ importante allenarsi, ma bisogna vincere. In Turchia le dinamiche sono opposte: ho visto giocatori che in campo danno l’anima, che non accettano di perdere, ma che in palestra sono leggermente piu’ lavativi. Io dico sempre: ‘bene, vi piace vincere e alzare la coppa, ma  attenzione che i risultati arrivano non solo spingendo di piu’ il giorno della partita, ma spingendo anche prima in allenamento’’. Dunque, come nella vita e nel quotidiano, anche tra le culture sportive esistono differenze e Giovanni Guidetti da questo ha fatto un punto di forza, allargando e ingrandendo il proprio mondo. ‘Oggi questo Paese  e’ casa mia, quella a Istanbul e’ la mia casa come  lo e’ quella a Modena. Mi sento di avere due famiglie: a Modena ho i genitori, due fratelli e quattro nipoti e ogni volta che posso - purtroppo ora non si puo’- vado. A Istanbul c’e’ la mia famiglia con Bahar ed Alison’. Nel suo micro ma macro cosmo,  la citta’ sul Bosforo ha  comunque un significato particolare. ‘Istanbul, e’ una citta’ dove si vive bene. E’ vero che c’e’ grande traffico, ma c’e’ anche modo di schivarlo. Questa e’ forse l’unica cosa negativa che ha Istanbul. Il clima, le strutture, le opzioni, a Istanbul c’e’ tutto e di piu’. Mi sono sempre piaciute molto le grandi citta’ come New York, Tokyo, Londra. A Istanbul mi trovo davvero molto bene. Cosi’ come non posso trovarmi male a passare le vacanze al mare o in montagna in Turchia, ci sono strutture di altissimo livello. Chiaramente la Turchia e’ anche tanto altro, e ammetto di non conoscerla molto. Istanbul e la Turchia possono essere molto contraddittori: vi sono diversi stili di vita e tante culture’, continua il CT. ‘Qua sono stato accolto molto bene, i risultati hanno aiutato. Con la gente mi trovo molto bene. Il carattere dei turchi non e’ diverso dal nostro, siamo entrambi popoli mediterranei. La diversa religione e la cultura non sono mai state un problema, anzi ho trovato nella gente vicino a me una grande apertura. Sebbene il primo anno non sia stato facile - forse era una Istanbul diversa da quella di oggi o forse anche io ero diverso-, ora non ho grossi problemi. Certo, da yabanci certe cose sono un po’ piu’ complicate, ma fa parte dell’essere yabancı in generale. Ripeto, trovo spesso grandissima disponibilia’ e grande aiuto da parte di tutti. Qua mi trovo davvero bene’. Non ha dubbi il Mister cosi’ come e’ convinto che dall’esterno non si riesca a cogliere pienamente la straordinarieta’ di questo Paese. ‘In Italia, secondo me, si ha un’impressione distorta della Turchia; si parla spesso di una nazione molto chiusa, antiquata e molte volte quello che mio padre legge nei giornali non trova un mio riscontro.  Ho diversi esempi di cose riportate che non erano la realta’ e nemmeno la percezione di quello che noi qua abbiamo della realta’. Penso che il tutto sia dovuto a quelle contraddizioni di cui parlavo sul piano culturale e tradizionale. In fondo, la Turchia e’ ancora molto legata alle tradizioni, io stesso mi sono sposato nel villaggio di origine di mia moglie e per accontentare mio suocero sono dovuto andare a cavallo e anche lei era su un cavallo. Allo stesso  tempo, la Turchia e’ un Paese all’avanguardia e avanzatissimo in tanti altri aspetti, basta guardare agli aereoporti, agli hotel, ai centri commerciali, alle infrastrutture, alle case’. E facendo parte del gioco, le contraddizioni, oltre a porre delle sfide, possono essere fonte di ispirazione e di motivazione, nella vita come nello sport. In fondo ogni successo dipende dal talento, dalla squadra e in gran parte dal leader. Grazie Coach, certi di nuove prossime vittorie, Başarılar dileriz. 

 

A cura di Valeria Giannotta



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