NEMRUT

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NEMRUT

Il Monte Nemrut
L’arrivo dell’Estate è un momento che colpisce l’immaginazione anche in tmpei moderni.
Ll’evento del Solstizio d’Estate attira turisti in luoghi particolari, specialmente in siti archeologici dove antiche civiltà avevano cercato connessioni con l’Astronomia.
Stonehenge, in Inghilterra, è uno dei posti dove i turisti aspettano l’alba del 21 giugno, il giorno più lungo dell’anno.
Un’importante festival permette ogni anno a ventimila persone di assistere all’allineamento del sole con gli antichi megalìti e ha contribuito alla fama del sito preistorico.
In Turchia ci sono migliaia di siti antichi e preistorici, ma la tradizione del Solstizio ha preso piede in un posto meno antico, ma nato dall’intreccio di civiltà tipico dell’Anatolia.
Ogni anno, una piccola ma crescente folla di viaggiatori sale a milleottocento metri di altitudine, e da lì raggiunge la vetta del Monte Nemrut.
A duemiladuecento metri di altezza, sulla faccia della montagna che guarda a Oriente, un re fece costruire una terrazza, e sulla terrazza un tempio straordinario.
Le statue megalitiche di dei e sovrani divinizzati sovrastano la terrazza, e all’alba del 21 giugno una piccola folla che ha resistito al freddo della notte assiste in silenzio all’arrivo dei primi raggi del sole estivo.
Il santuario sulla vetta del Monte Nemrut fu costruito in tempi relativamente recenti, per la Turchia.
Si trova nella regione tra i Monti Tauri e l’Eufrate che una volta era il regno di Commagene, nato dalla disintegrazione dell’Impero di Alessandro Magno.
Al culmine del suo splendore, il re Antìoco Primo Theos volle celebrare il suo successo e l’unità del suo popolo realizzando quello che doveva essere il suo sogno.
Non uno, ma due templi su due terrazze, una rivolta all’alba e l’altra al tramonto, furono costruiti sulla vetta della montangna.
Gli dei di Commagene furono scolpiti in gigantesche statue, sedute su troni rivolti verso il sole all’alba e al tramonto.
Era uno strano pantheon di dèi: lo stesso re Antìoco era rappresentato come uno di loro, poi c’erano Ercole, Zeus, Tiche e Apollo. Ognuno di loro è ritratto con attributi di divinità locali o persiane: ai lati ci sono le statue di un’aquila e un leone.
Sono queste due statue di animali che spiegano la posizione di Commagene: l’Aquila era il simbolo di Roma, il Leone quello della Persia. Il regno di Antìoco era uno stato cuscinetto tra i due imperi.
Ma questo sarebbe successo molto più tardi. Ai tempi di Antìoco, Commagene era un terra felice, ricca per trovarsi in una zona fertile al centro di commerci tra gli imperi vicini.
Quando il re realizzò il suo sogno, divise le terrazze sui lati opposti della montagna: quella rivolta a Est era la più grande, riservata al popolo.
Vi venivano celebrate incredibili feste e il re aveva proibito di essere tristi: lasciò scritto nella pietra di aver costruito questa meraviglia per la gioia delle generazioni future.
Sulla terrazza rivolta a Ovest, più piccola, le celebrazioni erano più sobrie: era la zona riservata agli aristocratici e ai sacerdoti. Le statue della terrazza ovest erano di fattura molto migliore, ma sono oggi molto più rovinate: il tempo fa sempre giustizia delle differenze.
A dimostrazione delle sofisticate conoscenze astronomiche del tempo, conosciamo la data esatta dell’inaugurazione del tempio: il Sette Luglio del 62 Avanti Cristo.
La data è scolpita nella pietra, nel calendario più universale del mondo: una congiunzione di stelle e pianeti, che sappiamo essersi verificata solo in quella data precisa.
Oggi le statue sono tutte senza testa, decapitate da fulmini e terremoti, ma sono ancora impressionanti. Le teste degli dei, alte quanto una persona, sono allineate sulle terrazze.
Salire sulla montagna prima dell’alba è un’esperienza indimenticabile.
Lle città più vicine sono a decine di kilometri di distanza, e il cielo stellato è così luminoso nell’aria di montagna che sembra di salire sotto una volta bianca.
L’aria è rarefatta, e la fatica della salita fa riflettere sull’enorme impresa che compirono i costruttori del santuario.
La montagna è così alta che la luce dell’alba, quando supera l’orizzonte, sembra venire dal basso, e illumina le facce degli dei di pietra.
Nonostante la terrazza possa essere a volte affollata, l’alba è sempre silenziosa, con i turisti incantati dalla suggestione del luogo.
Se si trascorre la giornata sulla vetta, si può rivivere la stesso momento al tramonto, sulla terrazza ovest. Molti preferiscono, al contrario, salire al tramonto e aspettare l’alba nella magia della montagna di notte.
Il re visionario che per primo subì questo incanto è probabilmente ancora qui: si dice che sia sepolto sotto la vetta della montagna, che fece modificare a forma di tumulo.
Ma gli archeologi non hanno ancora trovato la sua tomba.
Dopo la sua morte, Commagene fu presto conquistata dai Romani, e diventà una pròspera provincia dell’Impero.
Oggi è nella provincia di Adiyaman, raggiungibile in aereo da Istanbul. La città più vicina è Kahta, da dove è facile organizzare l’escursione sulla montagna, a circa cinquanta kilometri.
Il tempo di Antìoco ha lasciato altre meraviglie alla regione. I dintorni di Kahta nascondono sorprese come Arsameia, la capitale di Commagene.
Antìoco dedicò un bassorilievo a suo padre, ritratto mentre stringeva la mano a Ercole, vicino all’ingresso di un tunnel misterioso, che porta alla base della montagna e a quella che forse era una città sotterranea.
I Romani non avevano grande considerazione dei sogni di un re morto, e il tempio sulla montagna cadde in disuso.
Costruirono opere più pratiche, come il ponte sull’Eufrate, ancora in uso, costruito dalla Sedicesima Legione in onore dell’Imperatore.
Settimio Severo era venuto fin qui per combattere i Parti: con la fine di Commagene, la regione non era più un incrocio di popoli ma di nuovo un confine, insanguinato dalle guerre.
Alla fine del Diciannovesimo secolo il santuario fu riscoperto, e scambiato per la biblica Nimrud. Gli scavi archeologici cominciarono solo nel 1953, e dal 1987 il tempio sulla montagna è Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.
Scendendo dalla montagna di Nemrut, si possono sentire voci in lingue diverse, di visitatori provenienti da tanti paesi diversi: il posto è tornato ad essere un punto di incontro di culture dopo venti secoli.
Antìoco, il re sognatore che aveva costruito questo posto per le future generazioni, e voleva che la gente fosse felice sulla sua montagna, sarebbe soddisfatto.


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