Turchia Nascosta

LA LOTTA NELL’OLIO

200784
Turchia Nascosta


La lotta è considerata da sempre lo sport nazionale turco.
Nel 1967, il Sultano Ottomano Abdülaziz visitò la corte dell’Imperatore Francese Napoleone III.
Nel suo seguito, tra gli intrattenitori c’erano alcuni lottatori.
Quando l’Imperatrice Eugénie visitò il Sultano, fu organizzato un incontro di lotta in suo onore.
L’imperatrice rimase impressionata dallo spettacolo di quei lottatori vestiti solo di brache di cuoio, che combattevano completamente unti di olio d’oliva, e da allora coniò l’espressione “fort comme un Turco”, forte come un Turco, che divenne proverbiale in tutta Europa durante la Belle Époque.
Fu così che l’Europa scoprì lo sport nazionale turco: la Lotta nell’Olio
Ogni anno, ad Edirne, nell’estremo ovest della Turchia, in Tracia, si tiene il più famoso torneo di Lotta Turca del mondo, che è anche la più antica manifestazione sportiva del mondo: a differenza delle Olimpiadi, che ripresero solo nel 1896, il “Kirkpinar”, come è chiamato, si svolge ogni anno ininterrottamente dal 1346.
In quell’anno, l’armata del sultano Orhan tornava vittoriosa dai campi di battaglia della Tracia, e si accampò nei pressi di quella che allora si chiamava Adrianopoli.
Adrianopoli, che oggi si chiama Edirne, ha anche un altro primato, meno invidiabile: è la città dove si sono combattute più battaglie e assedi nel mondo.
Come tutti i soldati dai tempi di Oméro, i guerrieri ottomani festeggiarono la vittoria sfidandosi in un torneo di lotta.
Quaranta soldati combatterono due a due e il loro comandante, il figlio del Sultano, mise in palio un paio di calzoni da combattimento in cuoio.
Ma gli ultimi campioni, due fratelli, non riuscirono a prevalere l’uno sull’altro.
Lottarono per un giorno e una notte, e alla fine morirono entrambi, di sfinimento, senza un vincitore.
I calzoni di cuoio non furono assegnati, e i compagni dei lottatori morti li seppellirono sotto un albero di fico, e inchiodarono il trofeo all’albero.
Molti anni dopo, i soldati tornarono nella zona e cercarono la tomba dei loro amici, ma non la trovarono: al posto dell’albero c’era una sorgente, con quaranta bocche.
Da allora, ogni anno, tornarono a incontrarsi in quel posto per sfidarsi e onorare la memoria dei due lottatori.
Nel 1354 Edirne diventò la seconda capitale dei Sultani Ottomani che la resero splendida, con la più bella moschea della Turchia, la Selimiye Camii, opera del celebre architetto Sinan.
Oggi, dopo le guerre balcaniche, il collasso dell’Impero e la nascita della Repubblica, è diventata una tranquilla, piacevole cittadina di frontiera, ma i lottatori turchi continuano ad incontrarsi qui ogni anno.
La lotta nell’olio è entrata nel folklore locale al punto che, si dice, per aver diritto a sposare una ragazza di Edirne, il pretendente deve prima sfidare e battere il padre o il fratello della fidanzata.
Quest’anno il torneo di lotta sarà alla 653esima edizione.
E’ chiamato “Kirkpinar” (pronuncia: k’rkp’nar), “quaranta sorgenti”, perché si svolge nel luogo dove furono sepolti i due fratelli.
Dal 2010 è incluso nella lista dell’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità.
I lottatori provengono da tutta la Turchia e combattono su un prato in un’arena costruita solo per il Kirkpianr.
Combattono indossando solo un paio di brache di cuoio, in ricordo del primo trofeo messo in palio dal principe ottomano.
Prima della lotta, si cospargono completamente di olio d’oliva: in questo modo, la presa sull’avversario diventa estremamente difficile. Vince chi riesce a sollevare l’avversario, o a metterlo con le spalle a terra.
I combattimenti avvengono ad eliminazione diretta: come negli antichi scontri tra gladiatori, anche decine di coppie di lottatori si affrontano nello stesso momento.
Come ai tempi degli Ottomani, i lottatori si allineano ai bordi dell’arena, si cospargono di olio d’oliva, oggi offerto da aziende locali che sponsorizzano il torneo, e aspettano il segnale del capo della manifestazione, l’”Agha”.
Tradizionalmente, l’Agha è una persona comune che si aggiudica all’asta l’organizzazione del torneo: vince l’asta chi riesce ad assicurare sponsor e offerte con il budget più alto per l’organizzazione.
Una banda tradizionale in costume suona ininterrottamente i ritmi della musica ottomana: sono quelli dei Mehter, i musicisti che accompagnavano le armate turche sui campi di battaglia.
Lo speaker invoca la benedizione divina sui lottatori, recitando la “shahada”, la dichiarazione di fede islamica e invita i lottatori ad affrontarsi.
A quel punto i lottatori, chiamati “pehlivan”, da un’antica parola persiana che significa “eroe”, baciano il campo e avanzano braccio a braccio nell’arena.
Poi ogni lottatore affronta l’avversario che gli è stato assegnato per sorteggio.
Ogni anno i lottatori sono più di mille, divisi in una dozzina di categorie, inclusi bambini e ragazzi.
Il vincitore, il “Başpehlivan” (“capo lottatore”) dell’anno, riceve in premio una cintura d’oro massiccio a 14 carati, mentre i vincitori delle categorie ricevono coppe e medaglie, come in qualsiasi torneo sportivo.
Ma queste sono un’innovazione recente: fino a non molto tempo fa, ricevevano premi in natura, pecore, capre, montoni o persino anatre o polli, qualsiasi cosa l’Agha di quell’anno fosse riuscito ad assicurarsi dagli “sponsor”.
Il Kirkpinar si svolge tra la fine di giugno e l’inizio di luglio, e tra celebrazioni e combattimenti dura una settimana.
I lottatori arrivano da tutto il paese, viaggiando in macchina o bus, a proprie spese, spesso in gruppo o accompagnati da amici e parenti.
Molti dormono accampati nel parco che circonda l’arena, su un’isola tra i fiumi Meriç e Tunca, che era una riserva di caccia dei Sultani.
Intorno all’arena, il parco diventa una grande fiera, con gli immancabili venditori di cibo, çay, gadget e souvenir. Giornalisti arrivano da tutto il mondo, suonatori Rom e artisti di strada si mescolano alla folla di spettatori.
Cerimonie si svolgono per commemorare i più famosi pehlivan del passato, sepolti insieme nel loro cimitero come un tempo i due fratelli.
La televisione trasmette le finali in diretta: il Kirkpinar è sentito in tutta la Turchia come una delle più autentiche tradizioni del paese.
A qualsiasi spettatore che veda ragazzi o uomini giganteschi sfidarsi sull’erba, luccicanti d’olio sotto il sole estivo, non può non tornare in mente la meraviglia dell’Imperatrice francese, e apprezzare la semplicità e la solennità di uno dei rituali più antichi della Turchia.

 

 


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