L'immigrazione è cruciale per le sorti dell'eurozona

Eurostat prevede che l'afflusso di persone aggiunga 0,2 punti percentuali al tasso di crescita annuo della popolazione della zona euro tra il 2015 e il 2019...

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L'immigrazione è cruciale per le sorti dell'eurozona

LONDRA (Reuters) - La demografia lavora lentamente. Ci sono voluti decenni perché i bassi tassi di fertilità in Giappone portassero il Pil a crescere a livelli quasi impercettibili. Le migrazioni, invece, possono agire più rapidamente. In Europa sono diventate la chiave per determinare le sorti della regione nel breve periodo.

In quasi tutto il mondo i fenomeni migratori svolgono un ruolo economico relativamente minore. Lo sviluppo tecnologico, le politiche governative e i cambiamenti della popolazione nazionale influiscono sulla crescita del Pil e dell'occupazione più dei flussi di persone in entrata e in uscita.

Ma non è questo il caso dell'Europa Occidentale. La regione ha una scarsa capacità di sostenere la crescita, perché le sue economie sono quasi tutte pienamente sviluppate. In questi Paesi ricchi e in progressivo invecchiamento le riforme si fanno lentamente, se mai si fanno. Come sottolineano gli economisti di JpMorgan, la popolazione della zona euro rimarrebbe a crescita zero se non fosse per le migrazioni.

Eurostat prevede che l'afflusso di persone aggiunga 0,2 punti percentuali al tasso di crescita annuo della popolazione della zona euro tra il 2015 e il 2019. Altrimenti i numeri non cambierebbero, dice Eurostat.

E' probabile che il contributo alla crescita del Pil sia decisamente maggiore. Senza i migranti, prevalentemente giovani, la forza lavoro si ridurrebbe molto più velocemente della popolazione.

Inoltre, i nuovi venuti sostengono la domanda di abitazioni e altre infrastrutture, che altrimenti cadrebbe al diminuire delle famiglie giovani.

La migrazione è quella che gli economisti chiamano una forza prociclica. Quando le condizioni sono buone, più gente arriva, più si spinge la creazione di posti di lavoro e il tasso di crescita del Pil. Quando le prospettive appaiono più fosche, arrivano meno lavoratori. Il flusso di immigrazione netta nella zona euro era di 1,5 milioni all'anno tra il 2002 e il 2007. Nel 2009 è stato di 524.000. Da allora, l'attività economica si è contratta.

Il brusco calo dei nuovi arrivi probabilmente svolge un ruolo maggiore nella lenta ripresa dell'eurozona. E' più difficile trovare nuova domanda quando l'offerta di nuove persone cala.

Il fattore migrazione costituisce una spinta per la crescita del Pil europeo. Potrebbe trasformare in poco tempo una ripresa lenta in una sorprendentemente forte.


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