Ragazza impiccata, Reyhaneh Jabbari dona gli organi

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Ragazza impiccata, Reyhaneh Jabbari dona gli organi

E’ stata pubblicata la lettera scritta ad aprile da Reyhaneh Jabbari, la 26enne che sabato è stata impiccata in Iran, dopo sette anni in prigione di Teheran, giudicata “colpevole” di omicidio per aver pugnalato Morteża Abdolali Sarbandi che aveva tentato di usarle violenza sessuale. La donna è stata impiccata in Iran il 25 ottobre del 2014, nonostante tutte le proteste dell'opinione pubblica internazionale e quelle di Amnesty International.Nelle “l’ultima pagina della sua vita" Reyhaneh Jabbari accusa tutti quelli che hanno responsabilità nella sua morte.


«Il mondo mi ha concesso di vivere solo 19 anni. Quella orribile notte io avrei dovuto essere uccisa. Il mio cadavere sarebbe stato gettato in qualche angolo della città e dopo qualche giorno la polizia ti avrebbe portato all’obitorio per identificare il mio corpo e là avresti saputo che ero anche stata stuprata. L’assassino non sarebbe mai stato trovato, dato che noi non siamo tanto ricchi e potenti come lui. Poi tu avresti continuato la tua vita soffrendo e vergognandoti, e qualche anno dopo saresti morta per questa sofferenza. Ho imparato che a volte bisogna lottare. Tu mi hai detto che la morte non è la fine di tutto.. Tu mi hai detto che per creare un valore si deve perseverare, anche se si muore. Questo paese per il quale tu hai piantato l’amore in me, non mi ha mai voluto e nessuno mi ha sostenuto quando sotto i colpi degli inquirenti gridavo e sentivo i termini più volgari. Quando ho perduto il mio ultimo segno di bellezza, rasandomi i capelli, sono stata ricompensata: 11 giorni in isolamento».

«Cara Sholeh, l'unica che mi è più cara della vita, non voglio marcire sottoterra. Non voglio che i miei occhi o il mio giovane cuore diventino polvere. Prega perché venga disposto che, non appena sarò stata impiccata il mio cuore, i miei reni, i miei occhi, le ossa e qualunque altra cosa che possa essere trapiantata venga presa dal mio corpo e data a qualcuno che ne ha bisogno, come un dono. Non voglio che il destinatario conosca il mio nome, compratemi un mazzo di fiori, oppure pregate per me. Te lo dico dal profondo del mio cuore che non voglio avere una tomba dove tu andrai a piangere e a soffrire”.



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