Bce gioca carte QE, mercato apprezza importo e durata

Mario Draghi sembra però all'altezza: appoggia sul panno verde del tavolo da gioco la carta - per molti l'ultima, in ampia parte scontata - del famigerato 'quantitative easing' senza apparentemente farsi bruciare.

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Bce gioca carte QE, mercato apprezza importo e durata

Mai le aspettative dei mercati finanziari erano state così elevate, mai le scommesse sulla Bce tanto aggressive e il rischio doccia fredda concreto.

Mario Draghi sembra però all'altezza: appoggia sul panno verde del tavolo da gioco la carta - per molti l'ultima, in ampia parte scontata - del famigerato 'quantitative easing' senza apparentemente farsi bruciare.

Questo, per lo meno, guardando alla risposta immediata dei mercati: euro in caduta fino in area 1,14 dollari - record negativo da undici anni - e rendimenti dei titoli di Stato ai nuovi minimi di tutti i tempi.

Forte volatilità sulle borse, in preda a un maggiore nervosismo anche in ragione della progressiva illustrazione sui dettagli, con una tendenza di fondo al miglioramento.

Il quadro non è infatti così semplice.

In termini concreti, il nuovo piano di sottoscrizione di titoli di Stato avrà un importo mensile di 60 miliardi di euro, comprensivi dei già avviati acquisti di covered bond e cartolarizzazioni, partirà a marzo e si concluderà non prima di fine settembre 2016.

Si tratterà dunque di mobilizzare oltre 1.100 miliardi, con l'obiettivo di riportare il bilancio della banca centrale ai livelli di inizio 2012 ma soprattutto di far ripartire un'inflazione che non c'è. La durata del programma è infatti condizionata alla dinamica delle aspettative sui prezzi, ormai unica dichiarata bussola per l'istituto centrale.

L'importo mensile è di 10 miliardi superiore rispetto alle indiscrezioni trapelate soltanto ieri durante la riunione a sei dell'esecutivo. Si tratta inoltre di un programma tecnicamente 'aperto', legato a doppio fino alla dinamica di un'inflazione che continua e presumibilmente continuerà a deludere.

Gli acquisti avverranno sulla base delle quote dei singoli paesi nell'azionariato Bce, saranno spalmati su scadenze dai due a trent'anni e riguarderanno titoli 'investment grade'. A chi invece ancora riceve il sostegno dei creditori internazionali - Atene e Nicosia - saranno chiesti "ulteriori requisiti".

Si tratta probabilmente di una postilla inserita per venire incontro a Berlino, la cui 'vittoria' va registrata anche su un secondo fronte fondamentale.

Del rischio sui nuovi acquisti l'istituto centrale si farà infatti carico soltanto al 20%, mentre il restante 80% rimane alle singole banche nazionali.

La decisione, precisa Draghi in risposta ai giornalisti, è stata adottata "ad ampia maggioranza", formula già utilizzata che intende chiaramente far trapelare lo scetticismo - quanto meno di maniera - dei 'falchi' sotto l'egida Bundesbank.

La politica - da sempre, anche quella monetaria - è nota come arte del compromesso.

 


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