Turchia chiama Italia

Italiani, Turchi e la comune passione calcistica - Bruno Bottaro

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Turchia chiama Italia

 

 

Sono momenti di grande emozione per l’Italia e gli Italiani: dopo 53 anni gli Azzurri vincono di nuovo il Campionato Europeo, portando a casa una Coppa sudata e combattuta con un grandioso spirito di squadra, che ha regalato momenti di tensione e di divertimento. Come con quel calcio di inizio contro la Turchia a Roma cosi’ e’ finita nella maestosa cornice di Wembley contro l’Inghilterra: una vittoria dopo l’altra e con tanta voglia di far bene, supportati dal tifo di chi ha sempre creduto nella squadra di Mister Mancini. In queste settimane i social si sono infiammati, tante le dimostrazioni di affetto dalla Turchia, a conferma di quel legame che va oltre l’istintiva simpatia tra i due popoli. Un’intesa siglata dalla comune passione calcistica e dal reciproco rispetto e interesse. E in questo clima di amicizia vi e’ da annoverare, da ultimo, anche il recente arrivo di Mario Balotelli all’Adana Demirspor. Bruno Bottaro, giornalista pubblicista in servizio per DAZN a Milano, da sempre super appassionato di calcio internazionale e con un’esperienza importante presso la redazione sportiva di TRT World, ci ha aiutato capire di più sull’affinità calcistica tra Italia e Turchia. Partendo dal tifo, l’esperto sportivo, spiega: ‘Il calcio turco, nella sua cultura ultras soprattutto, ha preso una grande ispirazione dai gruppi organizzati italiani degli anni ’80. Nell’esperienza in Süper Lig qualche stagione fa, i giocatori del Mersin Idman Yurdu esultavano sotto uno striscione con “Curva Nord” scritto a caratteri cubitali, diverso solo nei colori rispetto a quello della mia Bergamo’. Ma le influenze non si fermano qua: ‘ Parlando del derby di Smirne, Karşıyaka-Göztepe (http://www.mondofutbol.com/occidente-oriente-smirne-occident-orient-izmir/), mi aveva molto colpito la gradinata dei padroni di casa, un muro di tifosi che sventolavano bandiere italiane. I colori del club sono il verde e il rosso: ma in una città come Izmir, dove c’è una nutrita comunità levantina, è sembrato un segnale molto interessante. Anche perché proprio lì era stato fondato l’Azzurri SK İzmir, club calcistico italo-turco dalla maglia azzurra come quella della nostra Nazionale’, afferma Bottaro, il cui interesse verso il calcio turco è nato quasi per caso quando più di otto anni si recò a Istanbul per turismo. ‘Erano giorni elettrici, per via di un Galatasaray-Real Madrid di Champions League. Tutto quell’amore grezzo, quella passione vera, mi hanno spinto a volerne sapere di più e così una volta tornato a casa ho iniziato a leggere tantissimo, a guardare più partite possibili della Süper Lig, il massimo campionato’, specifica. Da lì Bruno apre un  blog sul calcio turco e si avvia alla carriera di giornalista sportivo con tappa obbligata in Turchia.  ‘Ho avuto la fortuna e il privilegio di girare tanti luoghi in Turchia, con la scusa delle partite di calcio: sono rimasto affascinato in generale dalla cultura, dalla storia che è ovunque, e dall’immensa ospitalità che ho trovato’, racconta illuminandosi. ‘Nel campo profughi di Kilis, al confine con la Siria, ho toccato con mano gli sforzi fatti dalla Kızılay e dalla popolazione locale per ospitare chi è arrivato da una situazione di vera desolazione. A Trebisonda io e un mio amico abbiamo cenato in una famiglia del posto, con un vassoio gigantesco di ‘hamsi’; ed è incredibile come si possa riuscire a comunicare, oltre le difficoltà linguistiche. A Konya sono stato travolto dal fascino di “Mevlana” Celaleddin Rumi e della sua eredità straordinaria, che vive tuttora. La bellezza di certi luoghi, come la Cappadocia, lascia veramente senza parole’.  Nel cuore di Bruno Bottaro, però, Istanbul ha un posto speciale: ‘E’ il luogo dove sono stato più a lungo, per motivi lavorativi: sono bastate poche settimane, e il quartiere di Ortaköy era diventato la mia vera casa’. I suoi viaggi sono fatti di piccoli aneddoti e ricordi che oltre ad emozionare, si ergono a monito: ‘Ho trovato persone aperte, e probabilmente sono stato molto fortunato. Il calcio porta spesso a conoscere il meglio delle persone. Ma la mia impressione è che nella narrazione sulla Turchia si preferisca un certo grado di superficialità, e che gli interessi politici prevalgano su quelli culturali, dove le cose in comune, anche per via della stessa cultura mediterranea, sarebbero molte più di quelle che dividono’. E sugli aspetti che uniscono non ci sono dubbi, è stato confermato anche in queste giornate sportive e soprattutto nel clima festoso delle due tifoserie che si sono incontrate a Roma. ‘È stata come una giornata di rinascita. Il lungo periodo di lontananza dagli stadi è stato vissuto da molti appassionati come un vero e proprio calvario: per molti il calcio è solo una distrazione, ma per altri è condivisione, passare giornate insieme, vivere tutti quei rituali che precedono i 90 minuti di gioco. Ritrovare così tanti tifosi turchi, la maggior parte arrivati dal Brennero senza biglietto, è stato come un tuffo nel passato’, testimonia Bottaro.  ‘Erano tutti lì per la stessa passione nostra, e non vedevano l’ora di parlare, discutere, conoscere la stessa Italia, che in quel momento non era solo l’avversaria di una partita, ma la prima vera piccola vacanza dopo tanto tempo. È stato un breve scorcio della “vita di prima”. Quell’atmosfera di febbrile attesa, dovuta anche a quello che era il primo evento sportivo con pubblico dopo tanto tempo, ha regalato una giornata indimenticabile a chi, come me, era a Roma. E ha potuto vedere insieme il tricolore e la bandiera con stella e mezzaluna alla Fontana di Trevi’. Non c’è dubbio, questo Europeo ci ha regalato attimi indimenticabili! Viva gli Azzurri e Viva i nostri amici turchi!

 

 

 

A cura di Valeria Giannotta



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