Turchia chiama Italia

Gökhan Kutluer racconta il suo trasferimento in Italia in un libro

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Turchia chiama Italia

"Una volta che smetti di imparare, inizi a morire" , diceva Albert Einstein e su questo Gökhan Kutluer ha costruito la propria filosofia di vita. 35 anni, originario di Istanbul, è autore di ‘Lasciare la propria zona di comfort, la storia di un trasferimento in Italia’, Paperback, 2021 (Titolo originale, ‘Leaving One’s Comfort Zone- the story of a move to Italy’), un libro che, ripercorrendo le tappe salienti della sua vita, si erge anche a manuale di crescita personale. ‘Fare le stesse cose con le stesse persone, negli stessi posti per troppo tempo, è una zona di comfort. È come mettere il nostro cervello in modalità di risparmio energetico’, spiega, aggiungendo ‘Quando non ci sono nuovi incontri o sfide da affrontare, intese come imparare una nuova lingua; iniziare a suonare uno strumento musicale; fare un lungo viaggio nei luoghi che desideri; adattarti a nuove culture; praticare sport che avevi paura di provare, il nostro cervello interrompe il suo processo di evoluzione’. E così lasciare la propria zona di comfort significa principalmente abbandonare le vecchie abitudini che si cristallizzano nel tempo, ma non portano da nessuna parte; vuol dire essere curiosi e aprirsi ad altre culture e altri modi di vivere, avviando una scoperta sia di se’ stessi che del mondo.  Gökhan parla soprattutto per esperienza: attratto sin da bambino dall'Italia, dalla sua cucina e cultura, vi è tornato appena ha potuto durante il suo primo viaggio all’estero per poi trasferircisi. ‘L'Italia è come un ricco ristorante a buffet: c'è sempre qualcosa di carino per chi guarda più da vicino. Qualunque cosa ti serva nella vita, la troverai in Italia’, spiega specificando che crescendo il Bel Paese è diventato per lui un vero e proprio luogo di ispirazione, un modello di vita lento e rilassato che ben si accosta al suo occhio esperto e curioso. Dopo la laurea e l’inizio dell’esperienza professionale come marketer digitale, spinto anche dalla passione per la scrittura, vende tutto ciò che ha a Istanbul per trasferirsi a Bergamo. ‘Firenze e Bologna sono certamente le mie città preferite, ma dovevo essere realista perché avevo bisogno di trovare un lavoro. Dopo il trambusto di Istanbul, le grandi città come Roma o Milano non erano nella mia lista’, prosegue con una nota di leggerezza. Da tali oculate osservazioni, unite a considerazioni più prettamente logistiche come la presenza dell’aeroporto, l’agilità dei collegamenti, la ricchezza paesaggistica, la città Meneghina è stata la meta prediletta, diventando casa. ‘Bergamo ha dato una spinta a entrambi i miei percorsi di carriera: ho pubblicato due libri e ho lavorato nel settore del ciclismo, ha funto da trampolino di lancio’, puntualizza. In verità, da studente Erasmus Gökhan aveva già soggiornato per un breve periodo a Siena, per cui vivere in Italia non è stato qualcosa di totalmente nuovo.  In entrambe le avventure, comunque, non si è mai sentito straniero o estraneo, ‘Finché sei una persona di mentalità aperta con l'impulso di provare cose nuove e puoi rispettare la differenza tra le culture, non devi sentirti uno straniero. Il mondo intero è il tuo posto. La terra che calpesti è tua. Il punto chiave è sentirsi integrati con le culture in cui vivi’, commenta per poi enfatizzare: ‘Non ho dovuto affrontare gravi difficoltà perché anche l’Italia è un Paese mediterraneo. La cucina, il clima, la cultura e molti altri elementi sono molto vicini alla Turchia. Quindi, sia sentirmi un cittadino globale che trasferirmi in un paese con aspetti culturali simili hanno accelerato il mio processo di integrazione’. Con lo stesso fare filosofico tiene ad approfondire il concetto di identità, utile a farci capire il suo approccio con l’Italia, il proprio paese di origine e il resto del mondo. ‘L'argomento dell'identità è un ghiaccio così sottile su cui camminare, credo fermamente che i confini politici non siano sufficienti per definire l'identità di qualcuno. Devo dire che non mi sono nemmeno mai sentito veramente turco durante il mio soggiorno in Turchia. I miei nonni provengono dalla Macedonia e dalla Grecia, ma non mi definisco nemmeno macedone o greco. Le mie radici affondano nei Balcani, quindi mi definisco una persona ‘balcanica’’, afferma con forza.  ‘La vita ha più strati e mi piace viverla in questo modo. Voglio dire, non devi definirti con una sola cosa. Amo lo stile di vita in Italia e mi sono adattato immediatamente perché si adatta alla mia personalità’, sintetizza l’autore con un riferimento anche alla cultura tedesca, che ritiene corrispondere alla perfezione al suo pensiero pragmatico, e a quella norvegese, percepita ‘onesta e aperta’.  Insomma, una personalita’ eclettica e ricettiva che esula da definizioni.  ‘Nella mia vita personale, vivo come un italiano. Non ho fretta, mi piace mangiare, mi piace guardare le bellezze della vita e mi interessa il mio aspetto. Nella mia vita professionale, direi che ho il mio stile. Mi dedico ai miei compiti e faccio del mio meglio anche se non è importante perché ci tengo a lasciare un segno netto dietro di me. Questo non ha nulla a che fare con la nazionalità. Chiunque abbia rispetto per se stesso e per gli altri, farebbe lo stesso. Invece, quando si tratta di celebrare qualcosa, sono una persona balcanica. Sono bravo a rallegrare tutti intorno a me e farli sentire come a casa ovunque si trovino’, conclude Gökhan Kutluer. In ogni caso, l’Italia rappresenta un luogo catartico che, pur mettendo a proprio agio, è una sfida o per meglio dire ‘una sorta di introspezione, forse una specie di terapia’.

 

A cura di Valeria Giannotta

 



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