Turchia chiama Italia

'Il vero amico si riconosce nel momento del bisogno'.

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Turchia chiama Italia

In questo momento di emergenza mondiale, dettata dalla pandemia Covid-19, l’Italia si trova purtroppo a vivere uno dei momenti piu’ difficili della sua storia recente. Dopo aver proclamato lo Stato di emergenza e la chiusura delle ‘zone rosse’, il governo ha recentemente applicato un decreto che impedisce gli spostamenti, se non strettamente necessari e debitamente giustificati, e la chiusura di ogni attivita’ ricreativa e commerciale su tutto il territorio nazionale. L’hastag #iorestoacasa e’ diventato, dunque, un imperativo morale atto a contenere il diffondersi del contagio e a contribuire nel proprio piccolo alla lotta contro il pericolo del coronavirus. Certamente, vivere in uno stato di isolamento e quarantena, limitando quelle che sono le abitudini quotidiane, non e’ facile. Senza contare poi le legittime preoccupazioni nel dover, per forza di cose, fronteggiare una situazione nuova, inaspettata e dalle sembianze ‘fantascientifiche’.  E’ come se la vita improvvisamente cambiasse colore, tutto andasse molto lentamente, assumendo pero’ un nuovo valore. Improvvisamente emergono i vincoli di gestione del quotidiano e crescono i disagi. E’ una crisi vera quella che sta vivendo l’Italia e che giorno dopo giorno il suo popolo cerca di fronteggiare con coraggio e determinazione. Quello stesso coraggio che dimostra anche chi non e’ italiano di nascita, ma che ha fatto del Bel Paese la propria casa. Yusuf e Gökhan sono turchi e vivono in Italia da qualche anno. Hanno dei percorsi diversi, ma entrambi in questo momento lottano per l’Italia. Per loro e’ casa, e’ luogo di studio e di lavoro, fonte di ispirazione e di arricchimento culturale. Entrambi oggi si trovano in quello che e’  l’epicentro del contagio, in quella zona rossa che e’ stata la prima ad essere chiusa.

Yusuf Karataş e’ nato a Patnos, nella provincia di Ağrı, estrema parte orientale dalla Turchia, ma ha sempre vissuto a Istanbul dove ha studiato.  Oggi frequenta il  corso di laurea magistrale in Scienze storiche e orientalistiche dell’Universita’ di Bologna, dove risiede dall’autunno del 2017, ‘esattamente dal 20 settembre 2017, precisa con ferma certezza e un pizzico di orgoglio, come a intendere che e’ una data importante, uno spartiacque nella sua giovane vita. ‘Ho scelto di studiare all'università di Bologna perché è un'università italiana statale, la più antica università del mondo occidentale. E Bologna è una città bellissima, mi piace tanto’,dice.  Il suo amore per l’Italia e’ evidente e profondo: ‘per me l'Italia e’  come le canzoni di Lucio Battisti. Non ho visitato altri paesi occidentali, ma qua la gente è molto gentile. L’Italia è un paese bellissimo, e’ un ponte tra il Mediterraneo e l'Europa. Come la Turchia è un paese antico e moderno’.

La stessa bellezza storica e lo stile di vita all’italiana sono stati i fattori decisivi per Gökhan Kutluer che abita e lavora a Bergamo, uno dei centri sfortunatamente piu’ colpiti dal virus. Anche lui e’ cittadino del Bosforo, ma sono state le due ruote a portarlo in Italia: il ciclismo e’ la sua vera passione. İnizialmente ha lavorato in questo settore come specialista di marketing digitale e fotografo, oggi e’ invece impiegato in un'agenzia di comunicazione e marketing, che fornisce servizi a eventi e marchi locali e globali relativi al ciclismo e ad altri sport all'aria aperta. ’Preferirei dire che l'Italia è la mia casa principale, non la seconda, perché risiedo qui dal 2016. Qui ho scritto due libri e qui ho iniziato la stesura del testo, di cui mi sto occupando attualmente. Lavoro qui, pago le tasse qui’. E con la stessa risolutezza prosegue: ‘Ho un appartamento dove dentro mi sento tranquillo con il mio amato gatto e l'odore di buon cibo italiano che cucino ogni giorno. Ho investito tempo nell'apprendimento dell'italiano e sto facendo del mio meglio per assorbire la cultura, che è già molto vicina alla cultura turca. Voglio dire, mi sono già adattato al paese’. Turchia e Italia, dunque, ancora una volta si dimostrano perfettamente complementari cosi’ come il senso di fratellanza e di comunita’ sono il collante dei due popoli, che proprio nei momenti critici sfoggiano con un certo orgoglio, lasciando da parte timori e malinconie. Sono dati di fatto. Il senso dello stato e dell’agire secondo le regole trova d’accordo Yusuf e Gökhan che, pur non conoscendosi, concordano sul modus vivendi imposto in questo periodo cosi’ delicato. ‘C'è un'emergenza  nazionale e tutti devono essere responsabili. Dobbiamo veramente rimanere a casa’, esordisce Yusuf con una certa severita’, rimarcando che molte persone non hanno accolto con la dovuta serieta’ le misure proposte dal governo italiano.

‘Nella prima settimana di proclamazione dell’emergenza le strade erano piene di gente. Agli italiani piace trascorrere del tempo fuori con la famiglia e gli amici. L'annuncio di alcuni casi di contagio e di morti non è stato sufficiente per tenere gli italiani chiusi a casa. Non ho mai notato nessuno con le mascherine’, prosegue Gökhan. ‘Tuttavia, dopo gli ultimi aggiornamenti sul virus, la situazione è notevolmente cambiata. Tutti i canali televisivi e gli account dei social media parlano della necessità di rimanere a casa per prevenire la diffusione del virus e solo dopo questo ho notato per strada persone con le mascherine. Recentemente sono stato in diverse città come Bologna, Como, Milano, Lecco e Bergamo. Devo ammettere che non ho sentito quasi nessuno parlare inglese. Anche le parti più popolari e turistiche dellecittà sono vuote, non ci sono turisti. È come se il paese fosse lasciato solo agli italiani’. L’İtalia degli italiani, le cui gioie e dolori sono pero’ condivisi da tutti coloro che a questo Paese sono legati. Per Yusuf la difficolta’ maggiore e’ quella di dover comunque lavorare e fare lezioni online. ‘Sto vivendo molto lentamente. Non posso  uscire, di solito il fine settimana uscivo per andare in centro a Bologna o al cinema. Ora non lo posso fare, e’ vietato. Per me è difficile e un po’ stressante, non voglio vivere così. Ma dobbiamo essere responsabili!’, ammonisce. Quello stesso senso di responsabilita’ traspare anche nelle parole di Gökhan che, a proposito delle misure di chiusura totale adottate dal governo, puntualizza: ‘È stata sicuramente la decisione giusta per attuare le leggi relative ai divieti che, a mio avviso, avrebbero dovuto considerare molto prima. Comunque, non è stato facile prevedere il danno del virus a causa della sua struttura che non mostra alcun sintomo nei primi giorni, anche se ce l'hai. Le attività culturali si sono fermate, ma sono abbastanza sicuro che da qualche parte nel Paese le persone continuano a nutrire le loro anime con arte e letteratura. A giorni alterni, vedo alcune poesie, schizzi e disegni sulla situazione sui social media’, chiosa con tono ottimista.

E’ chiaro che i nostri amici turchi stanno onorando la policy #iorestoacasa, facendo del loro meglio per evitare ogni contatto e attuando le dovute precauzioni. Purtroppo, come in ogni situazione di rischio rimane lo spettro della paura, sebbene sia Yusuf che Gökhan si dimostrano molto razionali e positivi. Non basta il coronavirus e le difficolta’ contingenti a far cambiare la loro percezione dell’Italia. ‘Questa è una situazione di emergenza che non affronti ogni giorno ed è abbastanza normale avere delle difficoltà nel tentativo di organizzare tutto nel modo giusto. Considerando la chimica della cultura italiana, che è modellata dalle sue comunità affiatate, non è stato facile convincere gli italiani a rimanere a casa. Pertanto, sfortunatamente, hanno dovuto passare attraverso questo processo per comprendere meglio la portata della questione’, afferma Gökhan puntualizzando: ‘Io non ho paura. Sto cercando di osservare tutto in dettaglio al fine di avere una narrativa aggiuntiva per il mio terzo libro. Ma comunque ... È un po 'triste vedere le città vuote, dove senti le sirene delle ambulanze echeggiare per le strade’. E’ dello stesso avviso Yusuf che sottolinea: ‘assolutamente tutto cio’ che sta succedendo non cambia il mio amore per l’Italia. Però la gente deve stare attenta… L’Italia per me è sempre un paese bellissimo’. Ci lascia con un messaggio: ‘Io sono ancora a Bologna e vi abbraccio forte. Non vi voglio lasciare. Noi insieme vinceremo questa battaglia!’.

E da parte nostra non possiamo che ringraziare Yusuf e Gökhan - cosi’ come tutti gli amici turchi che al momento si trovano a fare i conti con questa orrenda situazione. Con loro onorariamo l’antico motto ‘gli amici si vedono nel momento del bisogno’ e ‘l’unione fa la forza’, certi che insieme vivremo giorni piu’ belli.

A cura di Valeria Giannotta

 

 



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