Turchia chiama Italia 07.01.2020

Articolo di Dottoressa Valeria Giannotta, dall'Università di THK di Ankara.

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Turchia chiama Italia 07.01.2020

Ed eccoci giunti alla prima puntata di "Turchia chiama Italia", un programma settimanale ideato per far conoscere più da vicino la Turchia e le forti connessioni storiche, culturali e - perché no- emotive che esistono con l'Italia. Ogni settimana cercheremo di raccontare un po' di Turchia tramite il vissuto e le esperienze di italiani che hanno fatto di questo Paese la loro seconda casa. E nello stesso tempo si metteranno in luce le sensazioni e impressioni di tanti turchi che hanno un forte legame con l'Italia sia per motivi professionali che per vocazione personale che per semplice passione. E' infatti solamente tramite le lenti e lo sguardo attento delle persone che si può cogliere la natura di un Paese e lo spessore delle sua gente. Molte volte i "sentito dire"e le etichette influenzano le percezioni: sono gli spaccati di vita reale e concreta che danno una visione più obiettiva e reale delle cose.

 

Per capire più a fondo la particolare relazione tra i due Paesi e tra i due popoli è opportuno fare un passo indietro e guardare alle reciproche influenze storiche e culturali.

 

 

Certamente Turchia e l'Italia sono più che semplici amici. La relazione si basa su una simpatia istintiva, che si è consolidata nel corso del tempo, anche e soprattutto nei periodi di crisi. Quest'anno i due Paesi compiono il 165mo (centosessantacinquesimo) anno di relazioni diplomatiche, fatte di continui scambi di visite istituzionali ad ogni livello. Come caso unico nella storia della diplomazia italiana, vale la pena menzionare anche l'eccezionale estensione da quattro a sette anni, dal 2004 al 2010, dell'ex ambasciatore italiano ad Ankara, Carlo Marsili su alcune specifiche pressioni amichevoli da parte del governo turco.

 

Senz'altro, è una amicizia che su radici storiche comuni come attori chiave nel Mediterraneo. Culturalmente vicine l'una all'altra, nel corso dei secoli Turchia e Italia hanno costruito importanti legami. Infatti, fu  proprio attraverso il contatto con il mare che l'emergente Impero ottomano divenne una potenza navale e assunse un ruolo commerciale significativo in quella stessa area che in precedenza era  stata molto importante per i genovesi e i veneziani. Ma ancora prima, è dalla fondazione di Costantinopoli nell’anno 330, capitale dell’Impero Romano d’Oriente fino alla conquista ottomana del 1453, che risalgono i primi contatti. Doveroso poi menzionare la costruzione della Torre di Galata ad Istanbul nel 1348 proprio ad opera dei genovesi. Per molto tempo questa è stata la torre più alta della città alto della città , dove un’iscrizione ricorda che  i Genovesi di Istanbul furono rispettati e ottennero la riconferma dei privilegi precedenti alla conquista della città da parte del Sultano Mehmet II.

 

 

E' proprio tra il 1400 e il 1700 che gli influssi reciproci hanno raggiunto l'apice in ogni ambito. Lo stesso architetto Sinan visse per un certo periodo a Venezia e nella stessa Venezia i rapporti commerciale con i turchi è ben rappresentato nel Fondaco dei Turchi che è tra i più belli edifici della città.

Il forte legame tra la serenissima Repubblica di Venezia e Istanbul è  il magnifico  Palazzo di Venezia, oggi sede del consolato italiano a Istanbul.  In ogni caso, gli scambi culturali sono innumerevoli così come importanti sono gli artisti e letterati che hanno fatto tappa in Turchia. Il noto pittore Fausto Zonaro, ad esempio,  soggiornò al Palazzo DolmabahÇe di Istanbul e venne nominato “ pittore di corte “ dal Sultano Abdul Hamid  II. Sempre nello stesso periodo ( verso la fine del 1800) l'architetto Raimondo D’Aronco fu incaricato di ricostruire numerosi palazzi e fontane della città danneggiate dopo il terremoto del 1894. Lo stesso realizzò anche la residenza estiva dell’ambasciatore d’Italia - Villa Tarabya a Istanbul.  Ancora prima nel 1479, il pittore Gentile Bellini inviato dalla Repubblica di Venezia, giunse a Istanbul per fare un ritratto del Sultano Mehmet II il Conquistatore, opera che oggi si trova alla National Gallery di Londra.

 

 

Anche la musica ha rivestito un ruolo molto importante: il musicista Giuseppe Donizetti, noto anche come Donizetti Pașa, fu invitato a Istanbul nel 1828 dal Sultano Mahmud II e quindi nominato maestro di musica militare a corte. Donizetti fu colui che introdusse la musica europea nelle bande militari dell’Impero Ottomano.

 

A livello letterario il celebre scrittore Edmondo De Amicis, dopo un lungo soggiorno a Istanbul pubblicò nel 1878 “Costantinopoli”, riconosciuto da Orhan Pamuk come il miglior libro scritto su Istanbul nell’Ottocento.

 

Se nella città sul Bosforo molti sono i monumenti e gli edifici che riportano all'Italia, anche nella più moderna capitale Ankara l'eredità architettonica non manca. La stessa Ambasciata d'Italia, situata in Atatűrk Bulvari sin dagli anni 30 del millenovecento, è stata eretta dall'architetto Paolo Caccia Dominioni su un vasto terreno che Mustafa Kemal Atatűrk donò espressamente all'Italia in segno di gratitudine per essere stato il secondo Paese al mondo a riconoscere la Repubblica di Turchia nel 1923.

 

Nella Turchia più moderna è doveroso menzionare Pietro Canonica, autore tra del monumento ad Atatűrk collocato nella Piazza Taksim di Istanbul. E ancora nel 1932 il calabrese Corrado Alvaro partì per la Turchia e a conclusione del suo viaggio scrisse " Viaggio in Turchia", offrendo uno spaccato sulla nascente Repubblica di Turchia.

 

Oggi gli scambi culturali stanno crescendo grazie alla preziosa attività dei rispettivi centri culturali. L’Istituto Italiano di Cultura di Istanbul, ha sede presso un palazzo che  ospitò a partire dal 1823 l’Ambasciata del Regno di Sardegna e poi del Regno d’Italia  fino al 1919 . Negli anni trenta è stato arricchito con un bellissimo teatro liberty per le grandi occasioni della Casa d’Italia. A Roma nel 2014 si è inaugurato a Roma l'Istituto di cultura turca Yunus Emre, che ha avuto l'effetto di aumentare la domanda di lingua turca in Italia, così come è aumentato anche il numero degli studenti turchi. In entrambi i Paesi, inoltre, vi è una forte presenza di accademici e ricercatori.

 

Sotto i riflettori italiani oggi riscuotono grandissimo successo Orhan Pamuk e Elif Safak; nel settore cinematografico sono apprezzatissimi i registi Ferzan Ozpetek e Nuri Ceylan Bilge mentre in quello teatrale Serra Yilmaz è molto acclamata.

 

 

Le relazioni umane sono storicamente incarnate anche dagli "Italiani del Levante", una comunità ristretta ma importante che storicamente si ripartisce tra Istanbul e Smirne. Anche in Italia vive una diaspora turca, che a differenza di altri contesti europei, è perfettamente integrata e non ghettizzata.

 

Anche a livello economico le relazioni sono più che solide: l'Italia è il quarto partner commerciale europeo della Turchia e la Turchia svolge un ruolo strategico per l'economia italiana. Attualmente in Italia operano circa 50 aziende turche e 1.400 aziende italiane sono in Turchia. Nel 2019, il volume degli scambi è stato di $ 19,7 miliardi, confermando l'obiettivo prefissato di entrambi i paesi. La spina dorsale della complementarità dei sistemi di produzione è imperniata sul vibrante dinamismo delle piccole e medie imprese turche e italiane. La cooperazione si basa principalmente sul settore automobilistico, della difesa e delle infrastrutture, mentre il turismo e l'agroindustria sono in aumento. Entrambe le economie non hanno solo solide basi industriali, ma vantano la presenza di distretti produttivi nei loro territori. Ciò è un valore aggiunto di una cooperazione considerata "win-win".

 

Se questa è la cornice in cui si intagliano gli stretti rapporti italo-turchi, la vera forza motrice di tale complicità sono senza dubbio i legami dei due popoli che, assomigliandosi, si sentono vicini. È un legame profondo fatto di comprensione reciproca, di vicinanza valoriale e di profondità storico-culturale, come avremo modo di ascoltare nelle prossime puntate. A risentirci a martedi prossimo con ‘Turchia chiama Italia’, CIAO! Hoşcakal!



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