Gli Stati Uniti e il mondo con Donald Trump
Considerazioni sull’argomento a cura di Can Acun, Ricercatore di Politica Estera presso SETA...
Il gabinetto di Donald Trump è ormai quasi completo. Con ogni nuovo annuncio, le possibili direzioni della politica estera e le future azioni degli Stati Uniti sotto la sua guida suscitano sempre maggiore preoccupazione a livello globale. Trump viene spesso descritto come un "Mad Man", un leader percepito come imprevedibile e ad alto rischio, incline a decisioni radicali che si discostano dalla cultura istituzionale e dalle politiche tradizionali statunitensi. In questo contesto, le sue scelte in aree di crisi come Cina, Russia-Ucraina e Medio Oriente alimentano profonde incertezze e timori per il futuro.
Mentre il gabinetto e il gruppo principale di Donald Trump prendono gradualmente forma, il resto del mondo osserva con crescente preoccupazione. In questa nuova fase, in cui Trump, noto per i suoi tratti narcisistici, si appresta a diventare un Presidente degli Stati Uniti con un ruolo ancora più incisivo, si delineano rischi significativi per il contesto globale. Trump è considerato un leader con una spiccata tendenza ad assumere decisioni radicali, spesso in contrasto con la cultura istituzionale e le politiche tradizionali degli Stati Uniti. Finora, la composizione del suo gabinetto sembra confermare questa visione, tanto che si potrebbe persino affermare che Trump stesso rappresenta, paradossalmente, la figura più moderata all’interno della sua squadra.
La caratteristica più evidente delle nomine nel gabinetto di Trump sembra essere l'assoluta lealtà e fedeltà al presidente. Altri tratti distintivi includono una visione radicale al di fuori dei paradigmi tradizionali, una popolarità che li rende riconoscibili, ma che li colloca comunque ai margini del sistema istituzionale. Sono figure con opinioni nette su quasi ogni tema rilevante, veri e propri “soldati” del movimento trumpista.
Con questo nuovo gruppo dirigente, Trump sembra prepararsi a una vasta resa dei conti interna, mirando a sfidare l’establishment statunitense. Si profila un gabinetto deciso a confrontarsi con la cultura “woke” promossa dai liberal-democratici e dalle loro inclinazioni globaliste, che probabilmente adotterà politiche dure contro rifugiati e immigrati, puntando alla deportazione, e che potrebbe prendere di mira i monopoli tecnologici e i media tradizionali.
Allo stesso tempo, è altamente probabile che il governo adotti posizioni estreme anche in politica estera. Queste tendenze radicali generano incertezza e una profonda ansia a livello globale.
Non sarebbe corretto confrontare la nuova fase con la prima era di Trump. Durante il suo primo mandato, Trump era un presidente spesso ostacolato dalla cultura istituzionale statunitense, debole e incapace di esercitare pieno controllo sul proprio staff. Ora, invece, ci troviamo di fronte a un Trump rieletto con un mandato molto più forte, in grado di controllare entrambe le ali del Senato degli Stati Uniti, con maggiore esperienza politica e circondato da un gruppo assolutamente leale.
In una valutazione complessiva, è prevedibile che gli Stati Uniti guidati da Trump e dal suo nuovo gabinetto si concentreranno esclusivamente sui propri interessi, adottando uno stile politico unilaterale anziché multilaterale. Questo potrebbe rappresentare un colpo fatale per il sistema internazionale e l'ordine liberale, avvicinando il mondo a un nuovo ordine ibrido. Quando gli Stati Uniti non riusciranno più a esercitare il proprio dominio su istituzioni internazionali come l'ONU e la NATO, è probabile che si adoperino per smantellarle/sventrarle dall'interno.
Considerando gli approcci adottati fino ad oggi, possiamo affermare che la Cina rappresenterà il principale obiettivo strategico degli Stati Uniti nella nuova era. Tuttavia, il fattore determinante sarà costituito dagli strumenti che verranno impiegati per contrastarla. È probabile che vengano applicate numerose sanzioni mirate a colpire il potere economico cinese, ma gli Stati Uniti potrebbero anche ricorrere alle proprie capacità militari qualora i mezzi economici non producessero risultati.
In particolare, nelle regioni che contribuiscono significativamente al valore economico della Cina, come l'Africa, appare possibile che gli Stati Uniti sfruttino la loro forza militare per interrompere i flussi di risorse strategiche, come i minerali rari, essenziali per l'economia cinese.
Anche in questo caso, Trump ha intenzione di prendere provvedimenti per cambiare da zero la tradizionale concezione di alleanza degli Stati Uniti. I Paesi dell'Europa continentale sono seriamente preoccupati. È persino possibile che si creino tensioni reali e durature nelle relazioni transatlantiche e che gli Stati europei cerchino nuove opzioni. Di conseguenza, la nuova era di Trump vedrà un'America diversa. La domanda è se il declino degli Stati Uniti sarà invertito sotto Trump o se accelererà. Il tempo lo dirà. Tuttavia, gli Stati Uniti non hanno più il potere di imporre modelli politici ed economico-militari unilaterali al resto del mondo, compresi i loro alleati. Pertanto, è probabile che le mosse di Trump siano controproducenti.