Agenda di Energia
QUALI POLITICHE ENERGETICHE PERSEGUIRANNO GLI USA NELLA NUOVA ERA?...
Gli Stati Uniti rappresentano meno del 5% della popolazione mondiale, ma consumano il 26% dell’energia globale. Inoltre, contribuiscono al 26% della produzione industriale mondiale. Con la scoperta del gas shale nel 2014 gli Stati Uniti sono diventati il principale produttore mondiale di idrocarburi. Nel 2018, per la prima volta, le esportazioni statunitensi di carbone, gas naturale, petrolio greggio e prodotti petroliferi hanno superato le importazioni, facendo del Paese un esportatore di energia.
Secondo i dati del 2022, con 16.396 miliardi di metri cubi di riserve di gas naturale, gli Stati Uniti si posizionano al quarto posto a livello mondiale, dopo Russia, Iran e Qatar. L'anno scorso, hanno esportato 84,3 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto (GNL) nei mercati globali, con l’Unione Europea come principale cliente, dovuto alle restrizioni energetiche in seguito alla guerra russo-ucraina e alla chiusura completa del gasdotto Nord Stream.
Negli ultimi tre anni, la quota della Russia nel gas naturale importato dall’Unione Europea è scesa dal 41% al 10%, mentre la quota di GNL è passata dal 20% al 41%. Negli ultimi due anni, i Paesi dell'Unione Europea hanno speso 171,5 miliardi di euro per importare GNL, di cui 75,1 miliardi provenienti dagli Stati Uniti.
Resta ora da vedere quale politica energetica verrà adottata dal repubblicano Donald Trump.
Durante la sua campagna elettorale, Trump ha spesso ribadito l’intenzione di puntare sui combustibili fossili piuttosto che sull’energia verde. Ha sostenuto che gli Stati Uniti dispongono delle più grandi riserve di petrolio e gas naturale, e ha affermato che è fondamentale aumentare la produzione interna di queste risorse e ampliare le riserve strategiche di petrolio. Trump ha promesso di incrementare le attività di trivellazione federali tramite concessioni su terreni pubblici, in contrasto con le politiche restrittive introdotte durante la presidenza di Joe Biden.
Trump si oppone alla maggior parte delle politiche sull'energia pulita, sostenendo che le energie rinnovabili sono inaffidabili e costose. A suo avviso, le politiche dell’era Biden avvantaggiano la Cina, danneggiano l’industria americana e limitano la produzione nazionale. Il presidente eletto degli Stati Uniti, che entrerà in carica il prossimo anno, ha mostrato scarsa volontà di investire ulteriormente nell’energia eolica e solare, definendole fonti onerose e poco produttive.
Tra i sostenitori di Trump durante la campagna elettorale spicca Elon Musk, proprietario di Tesla e uno dei principali produttori mondiali di veicoli elettrici, il quale, tuttavia, si oppone ai sussidi per questi veicoli. Musk ha dichiarato di voler continuare a supportare l’industria automobilistica tradizionale americana.
In materia di energia nucleare, Trump vede la costruzione di piccoli reattori come una risorsa strategica per raggiungere l’indipendenza energetica degli Stati Uniti.
L'approccio di Trump all'Accordo di Parigi sul clima non è molto favorevole: dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo nel 2020, il Paese era tornato come partner nel 2021, durante l’amministrazione Biden. Tuttavia, si ipotizza che un’eventuale amministrazione Trump possa nuovamente allontanarsi dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
Gli esperti affermano che un ritorno di Trump alla presidenza potrebbe avere impatti significativi sulle politiche climatiche, sui finanziamenti per l'energia pulita e sul commercio globale, soprattutto in Europa. Si prevede che l’indebolimento di tali politiche possa influire anche sull’economia statunitense.