Turchia chiama Italia

Il bello della vita in Turchia, in cattedra con Anna Frigioni...

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Turchia chiama Italia

Oltre ad essere un volto noto, ad Ankara Anna Frigioni é una personalitá molto apprezzata. Come Lettrice di italiano presso il dipartimento di italianistica dell’Universitá di Ankara é infatti impegnata a 360 gradi nella diffusione della conoscenza della lingua e della cultura nostrana in Turchia, una meta che ha raggiunto quasi per caso.  ‘La Turchia, e Ankara in particolare, è stata per me una sorpresa che all’inizio ho accolto con un po’ di diffidenza, non conoscendo affatto il paese’, racconta Anna. ‘Ricordo che quando sono arrivata la prima volta, ancora prima di prendere servizio, rimasi molto colpita dalla luminosità di questa città, che come tutte le città del sud, ha un cielo “così azzurro, quando è azzurro”. Poi ho imparato anche il freddo e la neve e quella escursione termica tra notte e giorno che, a dirla tutta, non mi dispiace affatto’.  L’affetto e l’ammirazione avvertita da tutti i turchi verso l’Italia sono stati elementi dirompenti nel suo primo approccio con il Paese e hanno contribuito a generare un senso di positività, che nel corso del tempo non è mai stato messo in discussione, anzi. ‘Ricordo che all’inizio mi sorprese vedere i parchi sempre pienissimi di tante persone, non solo giovani, che condividevano il loro tempo, il loro cibo, la loro musica e il loro stare insieme. Ho poi capito che nei turchi è insita quella che mi piace definire joie de vivre, alla francese, che ho poi riscontrato e riconosciuto spesso anche tra i miei alunni’, puntualizza la lettrice, che aggiunge: ‘Qui lo stare insieme è fondamentale, è il bello della vita e ogni occasione è buona per godere della compagnia degli altri, così, semplicemente, solo per il gusto di condividere momenti insieme.  All’inizio questo mi ha colpito, poi mi sono resa conto che è parte intrinseca dell’ethos turco, se coì posso dire’. Nonostante le difficoltà iniziali che un trasferimento all’estero comporta, Anna Frigioni, anche grazie a una grande capacità di autoanalisi, è riuscita a sfondare il muro delle barriere culturali e ad instaurare un rapporto profondo con il proprio ambiente lavorativo e soprattutto con gli studenti.   ‘Per gli studenti turchi l’insegnante è considerato una figura quasi di livello superiore agli altri uomini. C’è un rispetto che è quasi una venerazione del ruolo, a prescindere dalla persona che lo incarna, e quello che io all’inizio scambiavo per freddezza, era in realtà l’accettazione totale di ogni cosa che venisse da me, la loro hoca, parola che significa “maestro” e che racchiude tutta la deferenza che si attribuisce a questo ruolo’, specifica, ricordando gli sforzi comuni nel trovare un equilibrio con gli interlocutori. L’approccio con un mondo nuovo è inevitabilmente un percorso fatto di calibrature e incontri a metà strada, ma anche di elementi di novità che possono rappresentare un unicum. ‘Due cose mi stupirono appena arrivata. La prima è che si studiasse Dante in originale. Non è ovvio che un dipartimento di italianistica di un’università straniera studi i testi originali di  Dante. Un conto è raccontare il poeta, la sua vicenda, le sue opere, un altro è che un non italofono legga   i versi danteschi nel volgare usato dal poeta, anche se, in realtà, va detto, Dante richiede una sorta di “traduzione” anche per gli studenti italiani’, spiega l’hoca che si è detta sorpresa anche nel constatare come nel suo dipartimento si legga molto la letteratura contemporanea. ‘Mi ha fatto comunque piacere osservare come autori come Calvino,  Buzzati, Primo Levi, Baricco, Benni, ed altri, si leggano molto più di quanto non succeda nella scuola italiana. Ne sono rimasta piacevolmente sorpresa’. Il legame che Anna Frigioni è riuscita a instaurare con i ragazzi e per certi versi anche con il Paese è ben simbolizzato dalla ritualità e quasi sacralità della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Ankara, che sin dalla sua prima partecipazione le ha generato sensazioni e riflessioni importanti. ‘E’ una cerimonia molto semplice ma anche molto solenne. Dopo un momento di saluto e l’accensione del fuoco presso il campus del rettorato, alla presenza di tutti i professori, decani, del rettore e ovviamente di  migliaia di studenti, si va tutti insieme a rendere omaggio ad Antikabir, al mausoleo di Atatürk’.  Per me è stato veramente un brivido essere in quella folla di migliaia di persone che, in assoluto silenzio, percorreva quei due o tre chilometri dal Campus ad Antikabir’,chiosa la Prof. tentando di descrivere l’atmosfera di tensione positiva, coinvolgimento e  rispetto emozionato  propria di quelle occasioni. ‘E’ esattamente allora che i mi sono resa conto di cosa significhi Atatürk per un turco, è veramente come qualcuno che ha indicato una strada e tutto quello che si fa, lo si fa cercando di seguire i suoi insegnamenti. E’ una figura che include tutti i suoi connazionali, se così posso dire, è come se li contenesse tutti. Credo che questo sia qualcosa di veramente unico o, almeno, non conosco un altro paese così legato ad un politico, uno solo. Per me è stato fondamentale capirlo: in quel momento anche io mi sono sentita parte di tutto questo’. Se Ankara per certi aspetti è diventata casa, ci sono altri luoghi che hanno conquistato il cuore di Anna che parla di Istanbul come : ‘Una città unica e meravigliosa, caratterizzata da una estrema vitalità data proprio dall’incontro, nello spazio e nel tempo, di persone, di culture di arte e di bellezza, di contrasti, di nuovo e di antico, con tutte le conseguenze che ciò comporta per la quotidianità’. Poi  Efeso, ‘Visitarla per me è stata un emozione totale, in una bella giornata di sole di ottobre, in cui il bianco del marmo brillava e dava la sensazione di trovarsi in assenza di tempo.’ E infine, tra le tante altre cose, il mare di Olüdeniz: ‘Mi sono immersa nel turchese, e davvero mi sono riconosciuta “una docile fibra dell’universo” per dirla con Ungaretti. Anche questa, un’esperienza  e un’emozione totalizzante’. Certamente nella sua attività professionale e anche grazie alla sua esperienza, Anna hoca è un punto di contatto importante tra Italia e Turchia, due Paesi molto simili, ma anche molto distinti nelle loro peculiarità. ‘Ne’ Italia né Turchia sono paesi compatti, uniformi, ma sono molto differenziati al loro interno a livello geografico. Una grandissima differenza che esiste tra i due popoli credo sia nel  senso di appartenenza: fortissimo, per i turchi, più sfumato per noi italiani in cui, per ragioni legate alla nostra storia, spesso viene prima la città e poi lo stato. In Turchia colgo molti segni di un attaccamento che in Italia mi pare più attenuato’, afferma la Prof con un riferimento specifico all’affetto incondizionato verso Atatürk, che non ha un parallelo in Italia. ‘Noi non abbiamo un “Padre degli italiani”, o almeno non uno solo, è ciò cambia parecchio il nostro rapporto con il passato’. Comunque come Paesi mediterranei, Italia e Turchia hanno molto in comune e l’ottica di Anna Frigioni di spiegare queste somiglianze, cercando anche di capire e accogliere le differenza le ha sicuramente permesso di immergersi nella profondità del Paese, ergendosi ad osservatrice privilegiata e allo stesso sentendosi parte della comunita’. E allora grazie ad Anna hoca per il continuo sforzo e impegno nel rafforzare i nostri legami.

 

Herşey için çok Teşekkür Ederiz!

 

A cura di Valeria Giannotta



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