Turchia chiama Italia

Matilde Cianci e la sua ‘Ragazza di Ankara’

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Turchia chiama Italia

‘La Ragazza di Ankara’ è il nuovo successo edito da Alter Erebus e già dopo pochi giorni dalla pubblicazione ha registrato una grande accoglienza nei lettori, che non si sono trattenuti dall’interazione social con l’autrice Matilde Cianci.  Scrittrice e blogger, Matilde è soprattutto una moglie innamorata del proprio marito, con cui ha condiviso la vita da expat prima a Delhi e poi ad Ankara, e una super mamma, di quelle davvero smart, che si è ritrovata a gestire l’arrivo della loro bimba lontani da casa e dalla vita di sempre. ‘La ragazza di Ankara è mia figlia...quando sono rimasta incinta, una mia cara amica turca mi diceva che questa bambina sarebbe diventata una vera “Angara bebesi”’. Quando è nata ho iniziato a chiamarla così, insieme al nomignolo di Lady Cozza con cui poi è conosciuta nel libro, e quando è stata abbastanza grande per apprezzare la buona cucina, ho notato una certa predilezione per l’iskender kebab. Tutto questo mi ha fatto pensare che la mia amica avesse ragione e che in effetti l’impronta di Ankara fosse piuttosto chiara’, esordisce ironicamente Matilde.  In effetti, il suo tono brillante e vivace, infonde buonumore e suscita una certa curiosità che spinge certamente a saperne di più. ‘La nascita di questo libro è strettamente legata alla nascita di mia figlia e all’esperienza della maternità vissuta da expat.  Non si parla solo di questo, ma anche dell’impatto che diverse culture hanno avuto sul mio modo di approcciarmi alla vita in generale. C’è infatti una parte introduttiva sull’India, paese in cui ho vissuto per quattro intensi anni e che mi ha dato moltissimo come individuo. Quando poi sono sbarcata in Turchia mi sono resa conto che avrei dovuto nuovamente cambiare la mia visione delle cose per adattarla ad un contesto nuovo e altrettanto stimolante’, chiarisce. Ne ‘La ragazza di Ankara’ è, dunque, molto presente il tema del viaggio che si interseca con quello della crescita personale e di coppia con un taglio autoironico; una scelta stilistica che riflette molto della personalità della scrittrice e che, se da una parte permette di toccare argomenti importanti con una certa leggerezza, dall’altra mira a invogliare il lettore a viaggiare su un binario introspettivo. ‘C’è un gran bisogno di ridere in questo periodo, spiega Matilde che, continuando nel racconto, chiarisce di essere arrivata in Turchia per caso accompagnando il marito, che ha avuto l’occasione di lavorarci per qualche anno. ‘Mi sono sentita subito abbracciata da questo paese e non è una cosa scontata’, afferma decisa, confermando le vibrazioni positive avvertite sin dall’inizio. ‘Per amor di verità va detto che io della Turchia conoscevo solo Istanbul della quale sono sempre stata profondamente innamorata. Quando poi mi sono dovuta confrontare con Ankara, inizialmente ho fatto un po’ fatica ad abituarmi. Istanbul è un fermento continuo, Ankara è più come una signora rilassata che beve il çay in terrazzo. Ritmi lenti ai quali non ero abituata, ma che col tempo ho rivalutato e imparato ad apprezzare’. Tutto questo è racchiuso nella pagine del suo libro dove si ripercorrono tanti episodi di vita vissuta e sensazioni importanti, sin dal primissimo contatto con la città. ‘Quando siamo arrivati era agosto, c’era un caldo tremendo ma soprattutto la città era deserta. Il nostro taxi sfrecciava per l’Atatürk Bulvarı senza incontrare nemmeno una macchina e, arrivando da Nuova Delhi in cui le strade erano letteralmente stipate di macchine, esseri umani e animali di vario tipo, mi sembrava che ad Ankara ci fosse veramente troppo spazio. Possibile che non si incontrasse, non dico un elefante al semaforo, ma almeno un motorino? ‘, si chiede con simpatia la blogger che aggiunge: ‘Va detto che superato lo shock iniziale, ho apprezzato il fatto di poter passeggiare per strada senza il timore (in India piuttosto fondato) di essere borseggiata da un macaco’.  In effetti, la capitale turca non vanta una fauna particolarmente esotica, potrebbe succedere di imbattersi in qualche gatto particolarmente rinomato o nei tipici cani anatolici o tutt’al piu’, se si e’ particolarmente fortunati, nel passaggio di una tartaruga. Tuttavia, offre altri importanti vantaggi: oltre ad essere una città facile da vivere, mette nella condizione di sentirsi parte della comunità.  ‘Di Ankara posso dire che mi appartengono alcune abitudini, che forse è la cosa più bella che una città può regalare. Dal simit caldo e croccante acquistato dal mio “simittaro” ambulante di fiducia, al kahvaltı della domenica’, confida l’autrice con quella confidenza propria di chi, possedendo le chiavi del posto, ha a disposizione tutto ciò che serve. ‘Purtroppo della Turchia non sono riuscita a visitare tutti i posti che erano nella mia lista dei desideri perché tra la gravidanza e la pandemia abbiamo dovuto mettere un freno alla nostra voglia di scoprire. Tuttavia qualche sfizio me lo sono tolto. Oltre a Istanbul dove mi piaceva rifugiarmi per fare qualche weekend romantico, ho visto Sagalassos, un posto veramente magico; Olympos con i suoi fuochi perenni; Pamukkale e Hierapolis; Gaziantep in cui ho mangiato il katmer migliore della mia vita. Mi sono fatta un giro per Izmir e già che mi trovavo, ho fatto un salto a Çeşme e ad Alaçatı. Vista la vicinanza con Ankara, spesso sono andata in Cappadocia che ovviamente non ha bisogno di alcuna presentazione. Il più grande rimpianto è stato quello di non vedere Nemrut ma spero ci sarà occasione in futuro’, chiosa con un velo di malinconia. Quella di chi dopo tanto tempo, esperienze profonde si trova oggi a posare nuovamente i ricordi negli scatoloni per affrontare una nuova avventura. Il rientro in Italia è ormai prossimo, ma Matilde non ha dubbi: ‘La squisita ospitalità e gentilezza dei turchi. Questa cosa mi mancherà moltissimo. Il fatto che in ogni posto in cui sia andata io sia stata accolta con un sorriso genuino e da una mano tesa. Non solo sarà la cosa che mi mancherà di più ma forse sarà anche il ricordo più caro che mi lascerà questo paese. Sarà, come spesso accade, un saluto dolce amaro. Come lo sono gli arrivederci ai posti in cui si è amata la vita’. Gli arrivederci non sono mai facili e lasciano sempre con se’ un po’ di nostalgia; personalmente Matilde, suo marito e la piccola sono stati per me compagni di viaggio e di momenti in cui si sono condivisi sorrisi, pensieri, esperienze e anche tante buone pietanze. Essi’, perché’ Matilde è bravissima anche con i manicaretti! Con l’augurio di tante cose ancora più belle, a loro va l’’in bocca al lupo più sincero. E come si dice da queste parti, Yolunuz açık olsun!

 

A cura di Valeria Giannotta



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