Turchia chiama Italia

Turco-Greco-Italiano: 100% Mediterraneo - Giuliano Maria Cristiano Gloghini.

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Turchia chiama Italia

In un momento in cui il Mediterraneo e’ scenario di tensioni geopolitiche, c’e’ chi - per propria indole e origine, incarnando i principi di armonia e coesistenza, scardina ogni tendenza divisiva. Giuliano Maria Cristiano Gloghini, nato e cresciuto a Izmir, è il vero rappresentante della multiculturalità di queste terre e del loro importante retaggio storico. In lui convivono aspetti propri di tre identità - italiana, turca e greca- che sono da ritenersi una vera e propria fortuna sia in termini di patrimonio culturale che di visione umana. ‘Sebbene fossimo in Turchia, in famiglia si è sempre parlato l’italiano. Abbiamo vissuto nello stesso palazzo assieme ai miei nonni materni, originari di Portoferraio, che non hanno mai abbandonato la loro italianità, essendo motivo di vero orgoglio’, racconta con una punta di patriottismo acquisito dai racconti degli avi, diretti testimoni della Prima Guerra Mondiale. Da parte paterna, invece, Giuliano Maria Cristiano vanta un’importante influenza greca. Gli antenati di Barletta, di estrazione più popolare, avendo spesso a che fare con vicini di origine greca, ne hanno acquisito usi, costumi e la padronanza della lingua. ‘All'epoca le famiglie turche erano situate verso il nord-est della città; nel quartiere e nella vita quotidiana, oltre alla lingua di provenienza, si parlava il greco. Ciò era inevitabile, considerando che la maggior parte dei commercianti e artigiani erano greci. Quindi, un po’ così e un po’ cosà, il greco è entrato nella vita della nostra famiglia’, afferma Gloghini che fiero aggiunge: ‘quando parli la lingua ottieni qualcosa della stessa cultura e così io ho una grande ricchezza. E’ un vantaggio, specialmente nella mia vita professionale perché ho sempre operato nei mercati mediterranei, quindi ho avuto il lusso di pensare alla greca con i greci, alla turca con i turchi, ma anche con clienti mediorientali, e all'italiana con colleghi e clienti italiani’. Come lui, sono molte le persone con le stesse doti. I ‘Levantini’ di qualsiasi discendenza, infatti, portano con sé un prezioso bagaglio culturale e la conoscenza di diverse lingue, in numero variabile da tre a sei. Distintisi nella storia per essere degli ottimi commercianti, oggi i Levantini sono membri di un’antica comunità proveniente dall'Europa (Italia, Francia, Olanda, Belgio, Austria, Regno Unito) e radicata da secoli nell'attuale Turchia e in altri Paesi Mediterranei fino all’Egitto. La comunità levantina italiana è nata da una serie di colonie commerciali: nei loro svariati scambi, le Repubbliche Marinare crearono numerosi insediamenti a Costantinopoli, Smirne, Beirut, Alessandria etc, da cui esse si svilupparono.  ‘Personalmente paragono la società levantina a una piccola "Unione Europea" composta da persone provenienti da diverse nazioni e culture, ma che vivono nella stessa area geografica, si incontrano e mettono in comune senza esitare di entrare di tanto in tanto in dura competizione e conflitto d'interesse. Il processo di globalizzazione ha fortemente influenzato la loro cultura: in passato i levantini erano una società più chiusa al suo interno, mentre oggi i membri sono molto più  integrati con la comunità locale a cui appartengono’, spiega Giuliano con la padronanza di chi conosce bene le dinamiche e se ne fa portavoce. Da circa sei mesi, infatti, ricopre la carica di Presidente dell'Associazione Levantina di Izmir, il cui obiettivo è sensibilizzare i giovani e l’opinione pubblica, diffondendo una conoscenza più approfondita della loro storia. ‘I Levantini sono persone che hanno dato molto a questo paese e a questa città, hanno amato e combattuto per queste terre, hanno costruito famiglie, hanno dato anima ed energie, fungendo da locomotiva per l’economia della città. C'è una storia e noi dobbiamo raccontarla (…) Abbiamo in progetto di creare un museo levantino e siamo ottimisti perché sia il sindaco di Izmir che i vari rappresentanti istituzionali si sono mostrati pronti a sostenerci’, chiosa entusiasta, non perdendo occasione per ribadire l’importanza del fattore levantino in ogni ambito culturale.  Sorprenderà molti, ma pare proprio che in Turchia il calcio sia stato giocato per la prima volta ad Izmir dai levantini così come il tennis, l'ippica, la pallavolo e il golf. Inoltre, tra le personalità famose italo - levantine, che hanno contributo alla diffusione di arte e cultura, compaiono i nomi altisonanti di Giuseppe Donizzetti (compositore e musicista); Fausto Zonaro, (pittore); Giovanni Scognamiglio, (giornalista e scrittore) oltre a tanti altri. Insomma, se quello che unisce Italia e Turchia è un legame ben saldato nel tempo, Giuliano Maria Cristiano Gloghini ne è oggi la massima espressione. La Turchia per lui, oltre ad essere casa, è tutto. In questo Izmir ha un posto privilegiato: è città natia, sono le strade di quartiere dove è cresciuto, sono momenti di vita importanti, di gioie e primi amori, di passioni come quella per Altay, la squadra del cuore. Ma vi è sicuramente molto altro per chi, come lui, tentando di proteggere la propria origine ed appartenenza, è percepito ‘turco’ in Italia e ‘italiano’ in Turchia. Un’ambivalenza importante che, contribuendo ad aprire i propri orizzonti, è certamente divenuta una filosofia di vita. Parafrasando la celebre citazione "Ci sono due cose durature che possiamo lasciare in eredità ai nostri figli: le radici e le ali.", Giuliano assicura che questo è ciò su cui sta lavorando.  ‘Non lo so, forse sono un turco con anima italiana o forse qualcosa di simile a un marchio italiano prodotto in Turchia? In ogni caso, una cosa è certa: sono tipico Mediterraneo’, ironizza sorridente. E noi non possiamo fare altro che compiacerci per tale sentire e per la contagiosa positività del Presidente Gloghini. Tebrikler!

 

A cura di Valeria Giannotta



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