Turchia chiama Italia

Ara Güler a Roma

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Turchia chiama Italia
Ara Güler
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In questo momento di cessata attività e distanziamento sociale, molte sono le iniziative culturali in modalità ‘smart’, inclusi i tour virtuali di siti archeologici, musei e di esposizioni. Il patrimonio artistico è ora alla portata di tutti, tramite un ingresso gratuito che abbatte barriere e distanze fisiche. Nonostante tanti eventi siano accessibili grazie alle tecnologie più avanzate, altrettanti sono i siti chiusi e le mostre sospese come misura di contenimento del Covid-19. Personalmente, poco prima della dichiarata emergenza ho avuto la possibilità, davvero preziosa, di visitare a Roma, presso il Museo in Trastevere, la mostra in onore del fotografo turco Ara Güler, le cui creazioni sono talmente cariche di significato che sarebbe un peccato non condividerle.

Inaugurata il 30 gennaio 2020 con una cerimonia di apertura sotto gli auspici della Presidenza della Repubblica di Turchia, la monografia è un omaggio ad Ara Güler, il più celebre rappresentante delle fotografia creativa in Turchia, scomparso nel 2018. Ma non solo, grazie ai suoi occhi attenti e agli scatti in grado di catturare l’essenza sociale di un Paese in continuo divenire, Ara Güler è, secondo il British Journal of Photography Yearbook, uno dei sette fotografi migliori al mondo. Sebbene lui si sia spesso definito come ‘fotoreporter’, il maestro Güler è stato ben presto riconosciuto come un artista con la A maiuscola, per la sua innata capacità di descrivere il mondo attraverso la lente interpretativa del suo obiettivo, contribuendo cosi’ anche alla promozione della Turchia. ‘I suoi scatti occuparono le prime pagine e le copertine di innumerevoli giornali e riviste, mentre i suoi volumi fotografici e le sue mostre furono attesi e seguiti con entusiasmo in tutte le principali città del mondo. Ara Güler era ‘un marchio globale’ per la sua professione a tutti gli effetti. La sua maestria è comprovata dal fatto che tutti i personaggi più importanti degli ultimi 65 anni, che hanno lasciato un segno indelebile nella nostra memoria collettiva con le loro lotte politiche, la loro leadership come uomini di Stato, le loro idee, la loro arte e la loro sensibilità, furono immortalati dal suo obiettivo. E’ un motivo di grande orgoglio per l’intera nazione vedere le sue fotografie, scattate nel corso di una lunga carriera, che iniziò nel 1950 e durò fino al suo ultimo respiro, esposte ancora oggi nelle sezioni più prestigiose di mostre, collezioni e raccolte in ogni angolo del mondo’. Con queste parole il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan celebra il grande artista, ricordandolo con rispetto come ‘una delle più edificanti testimonianze della Turchia, grazie al suo linguaggio originale, libero da ogni forma di bigottismo’.

A Roma sono esposti scatti in bianco e nero che fanno di Istanbul il fulcro del suo viaggio fotografico iniziato negli anni ’50, quando avviò la collaborazione con Henri Cartier-Bresson e l’Agenzia Magnum per poi iniziare come corrispondente di Time Life (1956) e  Paris Match e Stern (1958). E proprio nella città sospesa tra Occidente e Oriente Ara Güler nacque nel 1928 e sempre Istanbul fu al centro della sua vita, dei suoi studi e della sua arte. Una raccolta in bianco e nero di scorci di quella che con il tempo e’ diventata una megalopoli, e di scampoli di vita di quartiere dal 1954 al 1984. Quarantacinque vedute - Halıç, Galata, Karaköy, Eminönü, Salacak, Kumkapı, Kartal, Ortaköy, Paşabahçe, Üsküdar, Tahtakale, Kandilli, Bayoğlu, Tarlabaşı, Şehzadebaşı, Sirkeci, Galatasaray, Ayvansaray, Eyüp, Yedikule, Fethiye Camii, Zeyrek, Beylerbeyi, Tophane – ritraggono frammenti di storia e volti di un’umanità che riporta a una memoria lontana, racchiusa nelle strade della citta’ e di un Paese, la Turchia, in continuo movimento.

A queste si accompagnano altre 37 immagini, ritratti di personaggi importanti del mondo dell’arte, della letteratura, della scienza e della politica: da Federico Fellini a Sophia Loren, da Bernardo Bertolucci ad Antonio Tabucchi, da Papa Paolo VI a Winston Churchill, Salvador Dali’ e altri grandi. Spontaneità di pose e gesti catturano l’essenza di oggetti e situazioni, lasciando il visitatore in uno stato di riflessione e contemplazione. Dalla forza dei caratteri, decisione delle immagini e energia della luce traspare uno spaccato di verità, di un inconfutabile reale cristallizzato nel tempo.

Senz’altro, gli amanti di Istanbul si saranno spesso imbattuti in luoghi cari al fotografo o, se non altro, non si saranno fatti scappare l’occasione di gustare un buon çay o qualche altra prelibatezza al suo Ara Kafe, proprio a lato del liceo Galatasaray. Un’atmosfera calda, informale, dall’aria famigliare, ma ugualmente ricercata e raffinata. Uno di quei luoghi dove vige l’armonia di casa e il tempo scorre scandito dalle immagini piu’ celebri del fotografo. E proprio in quel tavolo a destra rispetto all’entrata, su un divanetto imbottito sedeva il Maestro. Spesso in compagnia, dalla sua postazione era come se osservasse, controllando la situazione con una tale calma e pacatezza che si acquista, forse, solo con l’eta’. Occhi profondi e vivi, incastonati in un viso che ormai mostrava i segni della vita, ma comunque sereno e sorridente. Una figura magnetica, Ara Güler. A chi e’ capitato di incontrarlo,  come la sottoscritta, si sara’ sicuramente posta la domanda di cosa guardassero i suoi occhi in quel determinato momento, cosa vedessero davvero. Non e’ dato saperlo, ma certamente il suo era un mondo profondo fatto di particolari e vibrazioni colti e rilasciati come una narrazione, per nostra memoria.

La mostra di Roma si inserisce in una campagna di commemorazione mondiale: dopo Londra, Parigi, Kyoto e New York la capitale italiana avrebbe ospitato l’artista turco fino al 5 maggio per poi proseguire il tour a Mogadiscio. Tuttavia, considerate le circostanze, al ripristino della normalita’, il Museo di Trastevere fornirà una nuova programmazione per rendere il dovuto omaggio all’artista e al pubblico. Una fortuna poter osservare la Turchia tramite lenti cosi’ preziose e attente, l’augurio e’ che anche voi abbiate presto occasione di visitare la mostra e goderne la bellezza.


A cura di Valeria Gianotta



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